I.A CELESTIA 2 18 ueste mie memorie, e principalmente la in-icazione de’ libri ne’quali Trifone ebbe parte perchè da questi veramente si può avere saggio dei giusti, e fondati giudizii suoi su II’ opere altrui, e de’suoi pensamenti in materie multiplici, e svariate : e recandoli sotto gli occhi de’leggitori con tutte quelle osservazioni di cui abbisognassero se ne caverebbe grandissimo partito per una vita, o per un elogio ben degno di tanto uomo. a. In epistolari q. ìloratii Flacci de arte poetica Iasonis de Nores Ciprìj ex quotidianis Tryphonis Calrielìj sennonibus interpreta-tio ec. Veneti's apud Andream Arrivahe-num M. D. LITI. 8. Giason de Nores dedicando questo libro Calcerando de Nores fratri amantissimo et loco parentis habendo confessa molto egli dovere a Trifone alla cui dottrina, tanquam sitientes ad fontem venie-bamus, e dai sermoni del quale optimas et ad percipiendas literas et ad recte viven-durri rationes hauriremus. Indi soggiunge di unire in questo libro e di pubblicare tutto ciò che venne a conoscere intorno l’arte poetica di Orazio, dietro le narrazioni e le sposizioni del Gabriele, tanto a voce, quanto per lettera, onde abbiasi un segno, benché minimo, dello ingegno e del sapere di Trifone, e se si approverà qualche cosa in cotesto commento, sappiasi id uni Cabrie/io ac-ceptum esse referendum. Alla fine dell’ opera vi è quel latino trattatello della Sfera, di cui ho detto al num.2. delle Opere di Trifone. 5. Regole Grammaticali di m. lacomo Gabriele, non meno utili che necessarie a coloro, che dirittamente scrivere ne la nostra natia lingua si dilettano. In fine: In Venetia per Giovanni de Farri et fratelli. Nell’ anno MDXLV. 4- Questo libro di cui è editore Giovanni Griffio è tutto frutto dei ragionamenti di Trifone fatti con Iacopo Gabriele suo nipote, il quale nell’indirizzare il Trattato a m. Luca Pollani, dice : vi mando quel poco che io ho potuto raccoglier da un ragionamento eh' io feci, non ha guari, col detto mio zio, il quale havendo io, mosso dalle vostre juste preghiere, richieste che gli piacesse-le regole che egli giudicava che si dovessero osservare da coloro che desiderano scriver alcuna cosa in questa nostra favella, raccontarmi, disse, che ciò farebbe volentieri, etnei propinquo giardino entrati, sotto F ombra d' alcuni pergolati di viti carichi dì molte foglie, sopra un 4- rozzo seggio sedemmo, ove cosi a dire incominciò m. Triphone... Chiudesi il ragionamento di Trifone : detto che così hebbe m. Tryphone sì levò ec. il giorno quìntodecimo di maggio ì555 . Furono ristampate queste Regole Grammaticali dallo stesso Iacopo Gabriele, con molte aggiunte, in Venezia per Gin: Griffio, in 8. senza data, ma che dalla dedicatoria vedesi essere 1548; e dal Sansovino a p. ag5 delle Osservationi della lingua volgare. Ven. 1.562. 8. e furono pari-menti inserite noi voi. II. degli Autori del ben parlare. Venezia 4- seguendo 1* edizione seconda i54.3. E però a notare che la prima edizione i5^5 fu data fuori all’ insaputa di Iacopo Gabriele, e quindi riuscirono queste regole incorrette e manchevoli, come s’esprime lostesso Gabriele nella ristampa più copiosa del 1.548 ; del che non vuoisi far carico nè a Iacopo, nè a Trifone; ma si al Griffio editore che abusò nel pubblicarle senza passar di concerto coll’autore . Diomede Borghesi però in una lettera a mons. Asca-nio Piccolomini, da Brescia 26 febb. i582, che sta a p. 5. della prima parte delle lettere di lui ( Roma 1701 per il Mascardi in 8 ) dà questo giudizio -sull’ opera di Trifone: Gl'insegnamenti del Gabriele essendo pochi non potrebbero gran fatto esser giovevoli; benché essi fosser tutti fondati nell' uso et nella ragione. Da una lettera di Claudio Tolomei a Fabio Benvoglienti. (Ven. Giolito 1.547. 4- P- 209) s* viene a conoscere un contrasto avuto dal Benvoglienti con m. Trifon Gabrielli intorno a cose di lingua, e credo propriamente intorno alla nuova maniera del verseggiare dal Tolomei promossa e difesa ( di che vedi il Tiraboschi ( Storia. Voi. VII. Parte V. pag. 1807 ediz. Ven. 1824). Prende motivo il Tolomei di laudare il Gabrieli come huomo di molte lettere, di fin giudizio, e d'invecchiata ispe-rienza, che sa benissimo con quai colpi ferire a tempo, e coni ei possa e debbia prendere, legar e vincere il suo giovane avversario . Ma consolatevi (^dice al Benvoglienti ) allegramente perchè se bene haverete perduto (il che pur non so) in ogni modo vi sarà glorioso F haver combattuto con lui..,, certamente s'io contrastassi con lui, m'avverebbe quel che diceva M. Tullio di Catone, che non inen lo molestava il rispondere a F autorità di Catone che a’ suoi argomenti. Dialogo di m, lacomo Gabriele nel quale