scurabili sugli autori e sullo svolgimento della letteratura polacca. Codeste ragioni ci spiegano non solo perchè i canti siano poco noti ed apprezzati all’estero, ma anche perchè gli stessi polacchi li abbiano finora trascurati e ne abbiano solo raramente fatto l’oggetto delle loro indagini e dei loro studi. La bibliografia polacca sui canti è infatti bene scarsa nè meno scarse sono le raccolte, e le migliori si possono anch’esse ridurre a due o tre. Non bisogna dedurre però da questo che il canto popolare polacco non abbia alcun interesse per noi, o che manchi affatto di pregi. Se noi prescindiamo da quelle che sono le caratteristiche generali dei canti d’ogni popolo — e cioè l’anonimità, la tradizione orale, la primitività dell’intreccio e dei personaggi — e confrontiamo il canto polacco con quello degli altri popoli slavi, potremo subito constatare il contrario. Pur rivelando spesso una minore ricchezza di sentimento, una minore delicatezza e sensibilità lirica, il canto polacco possiede caratteristiche sue proprie, che ne costituiscono una particolare bellezza. Anzitutto, in questo primo confronto, ci si rivelano alcune particolarità negative del canto polacco; cioè, alcuni aspetti, comuni agli altri canti, che mancano invece in quelli polacchi. La più evidente è per noi la mancanza del genere epico-narrativo. Mancano in Polonia sia le monumentali, perfette creazioni dell’arte popolare russa, le byline, sia i vasti cicli, come quello ^ di Marko Kraljevic (Krali Marko) degli slavi meridionali. \ arie spiegazioni si posono tentare sulle cause di questa mancata formazione dell’epica narrativa popolare presso i polacchi. Anzitutto, il sistema feudale, diverso sostanzialmente da quello di altri popoli dove tale genere è fiorito. In Polonia già verso il XV secolo, la nobiltà (larghissiniamente diffusa) è sopratutto for- * 8 *