3oo SANTA MA I. Giannantonio Lazzari il vecchio, ricordato anche dal Moschini nella Letteratura Vene-neziana ( Voi. III. p. 7-9 ) al quale spetta il seguente articolo, che scritto d’antica mano, mi fu concesso ora dalla famiglia, e che trovo op poi tuno di qui soggiungere : « Nacque Giannantonio Vucovichio Lazzari negli anni di nostra salute 1639 da Giamba-tista Lazzari e da Maria Altadonna figlia di Michelangelo Comneno Principe di Tessaglia. Essendo fanciullo, si dimostrò più alle arti liberali, che allo studio delle umane lettere inclinato. Perlochè il Padre al talento del figliuo- lo accomodatosi, sotto la disciplina di Giovambattista Langetti i primi elementi della pittura, alla quale era con particolar genio portato, apparare gli fece. Ma Giannantonio cominciando gustare il diletto di quest’arte, divenuto ammiratore del Cavalier Liberi, lasciato il »110 primo maestro, si mise a seguirlo. Morì il Liberi, e restato la seconda volta senza maestro paspò alla scuola di Pietro Lucchese. Era costui pover uomo, e non avea nè disegni , nè rilievi di buoni maestri, e perciò al suo scolare esemplare migliore delle opere sue somministrare non potea. Conobbe Giannantonio, che sotto tale maestro non avrebbe fatto profitto alcuno, sapendo che i giovani devono essere studiosi imitatori dei maestri migliori e procu-' rare d’assuefare la mano al secondargli felicemente ; e similmente de’rilievi devono far buona pratica, pigliandone le varie vedute per impadronirsi del riljevo, e del suo disegnato, e non piacendogli nemmeno la maniera di dipingere del Lucchese si fece scolare del Dia-mantini. Alla cui scola non essendo lungamente andato, si risolse finalmente, lasciati tutti i maestri, di fare suo particolare studio (più tosto che su i disegni o ne’rilievi morti) sopra il disegno del corpo umano, e sul vivo della natura, nel cui studio di sua età una gran parie impiegò.' Non ebbe mente vivace, nè feconda d’idee, e perciò più ad imitare, che ad inventare atto si tenne. Lo che in lui un assai buono effetto produsse ; ch’egli non fu di quella sorta di pittori, che manieristi volgarmente son detti i quali poco diligenti osservatori degli atti e moti naturali de’ corpi umani, o di quegli affetti, che le passioni, e i movimenti interni dell’animo rappresentano, e meno ancora di quel modo di panneggiare, che vestendo non lascia di esprimere quelle parti del corpo, che il panno ricopre, trasportati RIA NUOVA dalla fantasia loro fervida, fingono ne’corpi torcimenti, e scorci violenti, non sanno variare le parti de’volti con arie corrispondenti agli affetti, e sentimenti degli animi, e adattano talvolta si male i panni alle figure, che pajo-no più tosto buttati loro addosso per nasconderle, che per vestirle. ¡Nella sua giovane età tenne una maniera di dipingere assai forte, e robusta: ma facendosi vecchio, ad un’altra più dolce e delicata appigliosi- Non poggiò mai ad eminenza in quest’arte da lui coll’oggetto del dilettevole e non dell’utile esercitata ; avvegnaché alcune volte sia giunto ad imitare cosi eccellentemente la maniera di qualche valente pittore, come di Jacopo da Ponte, il quale in alcuna sua opera si vivamente imitò, che i più pratici dipintori attribuironla a questo, non conoscendone il vero autore.’ Essendo dunque più intento ad imitare diligentemente le maniere altrui, che studioso in coltivare la propria, non arrivò mai ad acquistarsi opinione di sommo valore, essendosi eziandio dimostrato poco curante di applausi, e d’onori, compiacendosi da se nelle opere sue senza cercare l’altrui ammirazione, o loda, forse impedito da timidità d’animo, che in lui era non picciola, e da una certa irresoluzione, e perplessità, che gli era naturale, per cui stava sempre sospeso ed ambiguo, quando aveva ad esporre in pubblico qualche sua opera. Superò alcune volte, sospinto da stimoli de’suoi amici, cotesta sua natura implicata, e timida, avendo cominciato a vincerla col fare una Palla di altare per la città di Novengrado in Dalmazia, in cui è rappresentata la nascita di Maria Vergine con Iddio Padre nell’aria, e li santi Pietro, Paolo, Vincenzo, e Martino. Un’altra ne fece per un altare di Perasto, in cui dipinse Santo Antonio con Gesù Bambino attorniati di una gloria di Angioletti. Dipinse una Palla con Nostra Signora per l’ambasciatore di Spagna appo la repubblica di Venezia, che mandolla a Madrid. Per una chiesa del Polesine de’ nobili uomini Gussoni dipinse Maria Vergine inginocchiata sopra le nuvole adorante Gesù con S. Antonio, e S. Gaetano, e un Santo Pontefice. In una Palla delle Monache di San Rocco, e Santa Teresa di Vicenza dipinse S. Giuseppe cori Gesù fanciullo a mano, S. Filippo Neri, e S. Ignazio Lojola con una gloria di Angioletti che loro sovrastano. Nella chiesa delle Cappuccine di Cittadella dipinse per un altare S._ Giuseppe con Gesù Bambino. Fece perla chiesa di Monfalcon l’annunciazione di Maria