SANTA MARIA MAGGIORE l’arzere di s. Nicolò; e di qualche altra contrada. Feste di Tori grandiosissime date venivano nelle Chiovere di Cannareggio, ed una principalmente per la nobile famiglia Diedo di s. Lorenzo, perchè quel luogo era di sua ragione. La Giudecca pure si distingueva in questo, e le corti grandi erano i siti del maggior concorso. L’ ultima Domenica di Carnovale davasi una caccia a Tori del tutto sciolti ( molai ) nella Corte di palazzo, e questa venne già istituita per divertimento delle damigelle della dogaressa incoronata; ma quantunque non sempre menasse moglie il doge, e non sempre la moglie fosse incoronata a principessa , tuttavia la caccia avea luogo ogni anno con gran numero di astanti. AH’ orecchia dello sciolto bove si aizzava il cane; attaccato correvan lesti due o tre macellaj; uno afferrando le corna del bove lo sormontava sul collo, 1’ altro staccava il cane che condotto veniva fuori del circo; smontato l’altro dal collo del bove, da cui veniva talora inseguito, si salvava coi compagni facendosi barriera dell’uno o dell’altro dei due pozzi che stanno nel cortile del Falazzo. Che se in altri luoghi della città si facevan feste a Tori sciolti, si ponevano nel circo delle botti in piedi per una difesa (1). Sulla Piazza di s. Marco le caccie si davano dal Governo straordinariamente, in occasione di venute di Principi; e ne furono di celebri, tale per esempio quella del 1740 a' 16 di febbraio onde onorare il Principe primogenito del re di Polonia, Elettore di Sassonia della quale a p. 78 della Storia dell'anno 1740 si legge s 469 Oltre ai divertimenti che i suddetti quattro cavalieri facevano godere giornalmente a quel principe gli diedero nel giorno 16 febbraio il godimento di una Reale Caccia di Tori nella gran piazza di s. Marco. Preparato quivi un magnifico steccato si radunò un immenso numero di spettatori buona parte venuti a posta dalle città circonvicine. Quarant’ otto giovani de'piìi esperti nell'arte di tirar il Toro mascherati ali'Europea, Asiatica, Africana, e Americana per tre ore continue fecero la suddetta caccia, in cui vennero adoperati più di 5o bravi cani... 'l’ra le pitture del gabinetto del signor Gaspare Craglielto onoratissimo negoziante di questa città avvi un quadro in tela largo piedi 5 e pollici 10, ed alto piedi 4 e pollici :> che rappresenta minutamente e magistralmente questa reale caccia, dipinto dal celebre Antonio Canal detto comunemente il Tonino e il Canaletto per commissione di un patrizio. Fu nientemanco sontuosa la Caccia di Tori data dalla Repubblica in occasione della venuta de’ Conti del Nord, nella stessa Piazza di s. Marco l’anno 1782, che fu già effigiata in rame (2), e rammentata dalla chiar. contessa di Rosenberg nel libretto. Del soggiorno dei Conti del Nord in Venezia. 8. a pag. 68 (etfiz. di Vicenza 1782) con queste parole =: Partiti che furono i Carri, comparvero nell' arena i Tori, i Cani, e quantità di valorosi atleti a quadriglie, vestiti alla foggia di varie nazioni. Il combattimento assai meno pericoloso di quello che s’ usa in Ispagna , consiste unicamente nella destrezza di coloro a' quali è affidata la custodia del Toro; egli è trattenuto (1) Anche nella Terraferma alcuna volta si lasciava libero nel circo un Toro ( che era tale effettivamente ) e si diceva il Toretto, e accadea ripetute volte che nessun cane fosse capace di ferirgli l' orecchio ; e talvolta anzi il Toro incornava ferendo e stramazzando morto uno ed anche piìi cani. Bastava che un cane ferisse l'orecchia per avere riportata vittoria e premio', ferita l'orecchia cessava la festa. Il Toretto pero in altre caccie ricompariva non solo nel proprio paese, ma anche nei circonvicini, e se non rimaneva ferito,, il padrone ne riportava premio in danaro. Anche a Venezia, ma rare volte, terminate le caccie de' Tori, ossia bovi, compariva il Toretto ; e la caccia, qualche fiata, finivo col taglio della testa del bove. (2) Non soltanto questa venne effigiata ; ma abbiamo più stampe in rame, che le nostre cac- cie di Tori rappresentano. Presso la copiosa raccolta di incisioni Veneziane possedute dall* amantissimo delle cose patrie Francesco Ghero, oltre la detta Caccia del » 782, che. fu disegnata dal Grandis ed intagliata dal Baratti, v è la Veduta del Campo di S. Geremia coll' antica Chiesa, e con una festa di Tori nel campo incisa da Domenico Lo-visa, e inserita nel Gran Teatro delle più insigni prospettive di Venezia, e vi è la Ve-duta della Piazza di san Marco con simile spettacolo dato nel 1767 in occasione della venuta di Carlo Eugenio duca di Wirtemberg.