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  Pietro fratelli de Nìcolini da Sabio, ad instanzia dì D. Francesco d’Asola.
La dedicazione a Francesco I. re di Francia è da Venezia, in data xxv luglio 1042, nella quale ad onore della nostra Italia dice : Et perchè intendo che ne la Corte dì V. M. hotnaì questa nostra lingua volgare, che Thosca nominiamo, è pervenuta a la sua rì-putatione con el favore che ella le presta, insieme con la illustrissima madama la Delphina, io trovandomi haver fatte alcune traduttionì di cose poetice et oratorie per ornamento et ampliatione della detta lingua ; di Virgilio, di Iloratio, di Terentio e dì M. Tullio ; et non essendo state giudicate indegne del favore di V. M. eccellentissima dalli medesimi suoi alarissimi et reverendissimi Oratori appresso questo eccellentissimo dominio monsig. di Rodez et di Mom~ polli cri, et parimente del magnifico messer Àluigi Alemanni,, che ne ha veduto parte, le ne mando un sagio con questo Ottavo di Vergilio così stampato, et una Commedia di Terentio scritta a penna, acciocché, 0 piacendo, ella habbia il suo favore; 0, non piacendo, riceva manco intoppo in casa, che fuo-ri. Tuttavia, se intenderò eh’ ella non sia dispiaciuta, le darò fuori tutte sotto l’ombra di V. S. M. et bavero un arra che ella mi vuol favorire. Questa traduzione di Virgilip è commendata da Pietro Aretino ( Leti. II. 278. all’ Alamanni del 1Ó42. segnata per errore nella ediz. di Parigi per i56a. ).
2.	L’ Andria et i Eunucho di Terentio, tra« dotte in verso sdrucciolo per M. Gìovan Giustiniano di Candìa. In Vjnegia, in casa di messer Francesco cT Asola Mnxum. nel mese di luglio in 8.
La dedicazione è a monsignor Giorgio d’ Ai-magnac yescovo di Rodi e Oratore del Re
ELETTA
   cristianissimo appresso il Papa. Pare anche da questa che il Giustiniano abbia tradotto tutte le Commedie di Terenzio, a ciò eccitato dal-1’ aver veduto un’ anterior versione in prosa volgare non fatta per avventura con quella diligenza che sarebbesi richiesta ; quindi fu di’ egli pose ogni studio affinchè in questa sua traduzione si ravvisassero facilmente
   Io	stile e le maniere <li Terenzio. Voleva dedicar queste due Commedie, e le altre a Francesco I, ma allora non ayeva compiuta l’opera; e temendo poi che queste due le quali egli aveva date ma mise rii te all’ Arma-gnac (vedi il num. 5. qui sotto) venissero stampate senza sua saputa, cosi ora volle darle fuori con correzioni ed aggiunte. Questa versione è lodata da Nicolò Franco nelle sue Pistole, perchè nella fedeltà del concetto .conservò il traduttore uno siile purgato : si come Terenzio, dice il Franco, avanzò ogni latina favella con la pulitezza della sua lingua, così hora eccede ogni altra traduzione con la bella maniera del vostro dire (1) . Anche Pietro Aretino nel Dialogo del Giuoco, parlando del Giustiniano lo chiama mirabile traduttore delle Commedie di Terenzio, dei libri di Virgilio, e delle Orazioni di Cicerone. Da tutto ciò si vede es<-sersi male apposto il Quadrio ove dice che da Francesco di Asola nel 1544 furono pubblicate tutte le Commedie di Terenzio dal Giustiniano tradotte; non essendo note a stampa che queste due sole. A questa sua versione il Giustiniano ha aggiunta una Lettera di Francesco d’Asola stesso, a Giovanni Grolier tesoriere generale del re di Francia nella Lombardia, la quale versa intorno a Terenzio, e agli altri comici antichi, e che fu da esso Giustiniano tradotta dal latino, traen-dola dall’edizione latina di Terenzio impres-
si) Da un’ altra lettera scherzosa del Franco al Giustiniano in data 2 agosto i538. si raccoglie che al giudizio di molti aveva l’autore assoggettata questa traduzione di Terenzio. E chi ha caminato più del vostro Terenzio posto in volgare? Egli così scrìtto a penna, coni è,
  -	è venuto da Capo d Istria. Ila poi scorso da Quinta Valle sino a’ Nicolotti, mostrando a tutti il suo Poeta cum primum animum volgarizzato. E se questo vi par poco, egli è andato non so quante fiate fino al Ponte de la guerra a desinar col Fortunio. Egli è poi andato a cenare un million di volte con Vambasciator di Francia. È andato talvolta in Murano a far collazione có’l Bevazzano : s’è tal fiata imbarcato e gito fino a Zellarino a spasso a trovar i Egnazio. Ne la casa de V ambasciator di Mantoa, non dico altro, se non, che V ho visto io venire a spollastrare più di tre mesi. Il vostro Terenzio andò anche una mattina al Bembo su l’ora del desinare, come voi proprio m'havete detto. È ben vero che non si desinò, perchè sua signoria non t invitò a mangiare, come gli vidi$ in bocca la grammatica del Castiglione.