456 SANTA MARI cronache cittadinesche, trovasi un Filomuso cavaliere fratello di Giacomo q. Orlandino, e quindi zio paterno di Valerio e di Gianfran-cesco. E aggiungerò che anche il Sanuto nel 'I'. XXVII. p. 5oo dei suoi Diarii nel di 8 maggio i520 facendo menzione del nostro Gianfrancesco dice che lettere di Roma di ser Hieronimo Lipomano scrivono, che Philomu-sio da P exaro persona dota è partido da Roma per venire a Pexaro, il papa li ha dato ducali 200. 5. Aurelio Superchio Ricordato nella epigrafe che mi dà soggetto di ragionar di questa illustre casa, fu il terzo fratello di Valerio e di Gianfrancesco. Esercitò la Giurisprudenza, e negli atti vedesi dottore in utroque. Benché, per quanto è a nostra cognizione, nulla abbia egli del suo alle stampe (e questo è forse il motivo per cui il suo nome è poco conosciuto), tuttavia lo elogio che ne fa il Bembo nella citata Lettera a Sigismondo da Foligno basta per formare un' idea non comune del suo merito. Certo egli è, che presso i suoi concittadini fu in altissimo concetto, e non v’era affare di rilievo in cui egli non fosse interpellato, nè incarico onorevole che non gli venisse commesso. E di fatti estinta la linea Sforzesca dominatrice di Pesaro nel i5ia pensò quel Consiglio di spedirlo a Roma con Francesco Arduino per ottenere dal pontelice Giulio li la Investitura di quelia Signoria per Francesco Maria della Rovere già duca d’ Urbino, e che aveva dato tanti saggi di virtù mi- \ MAGGIORE litare e di sapienza di governo. Ottenuto Au relio lo scopo della sua missione fu dallo stesso Consiglio nel i5i3 costituito suo procuratore a prestare col giuramento omaggio di fedeltà a quel Principe che corrispose in vero alle concepiate speranze, e cui i Pesaresi anche in tempo dell’ eflìmero governo di Lorenzino de Medici mantennero sempre il più filiale affetto ( Leoni loc. cit. p. 274)- Conosciuto poi il nostro Aurelio per uomo che nella giurisprudenza avea pochi pari, lo scelsero nell’ anno susseguente insieme col celebre Tommaso Di-plovatazio a Riformatore dei loro Statuti ( Lib. de’ Cons. del 1514 ) > la qual nomina fu poi confermata da quel duca ; ed i medesimi non si dimenticarono di lui molti anni dopo, scrivendogli a Venezia, ed incaricandolo di surve-gliare alla stampa che degli Statuti stava per intraprendere Ieronimo Soncino stampatore veneziano, su di che Aurelio suggerì delle utilissime avvertenze ( Lett. di Aur. Sup. del x ctt. 1023. Tomo VI. p. 16 l dell’arch. secr. ). Dopo il 1515 egli abbandonò Pesaro, e si portò stabilmente a Venezia (1): perchè tra tante novità, Venezia era luogo il più sicuro, ed eravi lì il fratello, siccome egli lasciava scritto, alludendo alle guerre di allora, che dopo l’infausta lega di Cambray infestavano più che mai la misera Italia ( Lett. Orig. di Aur. Super, nella Oliver. ). Da queste lettere infatti si rileva che più che motivi particolari, lo rimossero dalla patria le guerre stesse, e il vedere il suo paese preda dell’ ambizione dei po- (1) Ilo detto stabilmente ; imperciocché non v’ ha dubbio che anche prima del i5i5 non so* lo è stato Aurelio in Venezia, ma ottenne eziandio degl’ impieghi soliti a conferirsi dalla Repubblica al ragguardevolissimo ordine dei cittadini. In una sua lettera dei 28 agosto 1Ó20 al duca.di Urbino parlando di Venezia così s’ esprime: in questa inclita città essere stato allevato et nutrito et ben conosciuto da tutto l’illmo" dominio: espressioni che non sembrano applicabili a chi fosse venuto a stabilirvisi cinque 0 sei anni prima soltanto. Che poi egli godesse degl' impieghi, e che ne aspirasse a degli altri, ne abbiamo ampia fede da una epistola latina del Bembo a Bartolomeo Agolan-ti, ove dice che Aurelio Superchi era uno di quelli che desideravano ardentemente di accompagnare Bernardo Bembo suo padre nell' arnbascieria a Roma: quorum est unus Aurelius Supercbius Jureconsultus cum doctus et probus vir tum Bembo patri meo, cut assessor in Veronensi praetura fuerat perfamiliaris, mihi vero etiam tum magnis, tum ve-teribus necessitudinis caussis piane conjunctissimus ( Bembo Opere T. IV, p. 162 )• La federa non ha data, ma sembra scritta nel i5oó, nel qual anno la Repubblica inviò Bernardo con sette altri patrizii a Giulio lì. ( Bembo St. Ven. T. II. p. g. ediz. 1790 ) ’ e si sa poi che lo stesso Bernardo era stato podestìi a Verona nel i5o2. È probabile che Aurelio in occasione della lega di Cambray si rifuggiasse a Pesaro antica sua patria, e per gli stessi orrori della guerra ritornasse a Venezia, e vi fissasse stabile domicilio quando riuscì alla Repubblica dissipare quel turbine.