S AIN'T A MARIA MAGGIORE 455 mio fratello, Preposto di Pesaro, decrepito infermo, mi è stato bon padre, io voglio che stando lui qui in Venezìa V habbi la intrada dilla mia bottega N. 12 in calle del Parangon comprata da san Marco questi di prossimi per ducati 1122, la quale la goda e usufrutti in fin chel vive, et li lasso lusufrutto della mia possessione posta in la patria del Friul in la jurisdition de Sanvido in la villa de Basedo, la qual lui goda similmente fin chel vive. Ma casu quo li paresse per havermi perso mi andar a morir in la patria, come qualche volta lui ha ditto, voglio et ordino che in loco di queste cose sopraditte li abbi similmente le intrude che io ho a Pesaro . . . Ma dal testamento ia ottobre i54o si vede che Gianfran* ccsco era già morto, dicendo in esso Valerio la buona memoria di mio fratello ; dunque possiamo arguire, che poco dopo la sua partenza da Venezia in patria passasse all’ altra vita. Fu sepolto, convien supporre, nel deposito comune degli altri canonici, mentre ignorasi affatto, che siansi in monumento a parte, an;he con brevissima inscrizione, onorate le ceneri di un uomo si dotto e si benemerito della patria sua. L’Olivieri raccogliendo notizie di Gian-francesco ha rimarcato l’errore di monsignor Tommasini, che nella sua edizione delle lettere di Cassandra Fedele confonde il nostro Filomuso con Timoteo Bendedeo da Ferrara, celebre poeta anch’ egli, e chiamato Filomuso, e che fiori verso quell’ epoca stessa. Ma il Tommasini non fu solo ad errare, perchè errò eziandio Michele Foscarini che il dice Patria Pisaurensis, tratto certamente in equivoco dal comune soprannome di Filomuso. L’ Oli- vieri ne interpellò lo Zeno, e questi cosi gli risponde in data del 6 gennaro 174» M. V. . Chi sia cotesto Timoteo Budeo Filomuso non-saprei dirvi. Il vostro Gianfrancesco Superchi cognominato anch'esso Filomuso credo che possa essere lo stesso come l'altro. Di questo cognome adottato alla greca giusta il costume dei letterati, si sono compiacciati altri uomini dotti di queste parti, e ne abbiamo anche un Veneziano dottissimo nella lingua Ebrea, che fu Pietro Filomuso che nelle sue Opere a stampa s' intitola sempre cherico veneziano. Visse questi nel >570, e di poi ancora, ond’ è diverso dal vostro, che un secolo innanzi fioriva . . . (Lett. ined. di A. Z. ad A. Oliv. Di Pietro Filomuso veneziano avrò occasione di parlare anche in quest’Opera, essendovi piìt d’ una epigrafe che lo ricorda ) . L’Olivieri poscia trovò menzione del Pesarese nel Giraldi che ne parla distintamente nel Dial. I. de Poet. sui temp., e con ciò venne in traccia del vero. ( Giraldi Lil. Gregor. Opera. T. II. p. 55g. edit. 1696. fol.). Un errore eziandio prese certamente il sopracitato Liruti ove parlando del nostro Filomuso ( IV. 5gi. 092 ) crede che abbia lasciato in Friuli un figliuolo di nome Domenico Filomuso il quale non si chiamò Superchi, ma sempre Filomuso, del qual Domenico dice che fermò stanza in Cividale, e fu Notajo e Cancelliere in san Daniello per diecisett’anni cioè dal 1537 al 1054. Ma Gianfrancesco Filomuso, come si è veduto, era ecclesiastico, e nella Genealogia de’Soperchi egli non apparisce nè ammogliato, nè con figli naturali. Chiuderemo questi cenni sul Filomuso, osservando come nell’albero genealogico di casa Superchio che sta nelle nostre p. 470. ediz. cit., e Mazzuchelli alt art. Beaziano. =5 Ma qual grado di congiunzione di sangue fosse tra di loro, cioè fra Innocenzio e li Superchi, non riuscì al Procacci dopo le più diligenti perquisizioni saperlo con certezza, anzi ha rimarcato nelle carte di quei tempi della confusione e della contraddizione manifesta ; tanto più che essendo questa famiglia estinta da più di due secoli, le carte ne andarono per incuria degli eredi quasi tutte a perire. Nell’albero dei Superchi è segnata all' anno 1474 D. Barbara moglie di ser Iacomo di ser Orlandino; senza cognome di essa ; alcune copie però che abbiamo in Venezia la dicono Barbara Sinibaldi ; e trovandosi un Innocenzio figlio di mis. Lodovico Sinibaldi, e di Madonna Ippolita Soperchi, che negli archivii Pesaresi dell' anno 1497 si chiama tutrice e curatrice di detto Innocenzio suo figlio, potrebbe, essere che quel Lodovico fosse fratello di Barbara Sinibaldi, e quindi che Innocenzio venisse ad essere cugino del nostro Gianfrancesco Filomuso, la cui madre Barbar^ sarebbe stala sorella di Lodovico padre Innocenzio. Le epoche vi corrispondono. A questo In-nocenzio Sinibaldi scrive alcune lettere il Cardinal Pietro Bembo ( Vedi Opere T. IH. p. a58 e 470 ) le quali sono in data i55o, i55i. Tom. III. *9