« Ieri, nel pomeriggio, come a Vienna, siamo saliti in tre in cima alla Cattedrale per godere dall'alto il panorama incantevole di tutti i dintorni, poiché fra poco dovremo lasciare questi luoghi. Il nostro cicerone, don Diego, un bel parlatore, che ha servito sotto Napoleone come ufficiale, sazio di queste bellezze che vede ogni giorno e che sono quindi banali per lui, dopo averci indicata la scala, preferì restare in basso a bere c; un bicchier di vino » nella vicina « taverna » aspettando che scendessimo. « Lassù, in quel caos, ci smarrimmo spalancando gli occhi a vedere le torri e girando per due ore di qua e di là dietro di esse. « Solo un caso disgraziato fu la nostrai salvezza, altrimenti saremmo forse ancora lassù. Due sventurati amanti ci avevano seguiti, e dall’alto, abbracciati, si gettarono giù. Questa catastrofe fece accorrere anche Diego dalla « taverna », per il timore che si trattasse di noi. Quelli dell’osteria salirono' subito, ci chiamarono e, seguendone le voci, fummo ricondotti in basso, dove ci narrarono la triste vicenda del suicidio, di cui noi non ci eravamo neppure accorti perchè dall’alto gli uomini sembrano formiche, e lo strepito non è che un mormorio inafferrabile ». Durante il suo breve soggiorno milanese potè convincersi dell’oppressione che gli Italiani subivano da parte degli Austriaci (I): (i) Cfr. Ibidem, pp. 34-5. Intorno alla dominazione austriaca a Milano cfr. L. Caeoncini, Il Ducato di Milano sotto la dominazione austriaca, Milano, 1912.