54 « La nostra bombarda s era caricata all’Elba di « fer-razze », dirette a Salerno, e siccome s’erano prese da un luogo aperto, arroventate dal sole, produssero dentro la nave un calore così inaudito che qualche notte dopo la partenza riuscivo a stento a dormire tutto nudo; ma il peggio era di giorno, con l’ardore, dentro e fuori. « Di solito, verso sera, tira sul mare un vento che dura qualche ora, poi subentra la « bonaccia », nella quale, in tutto- il giorno, non facevamo 800 metri, oscillando. <( Spesso rimpiangevo di non essere andato col vapore, perchè morivo di caldo, in mezzo all’acqua, esposto all’ardore del sole sul ponte e cotto dalle « terrazze » nell’interno della nave; oltre a ciò, si stava immobili nello stesso posto diciotto, venti ore. Aggiungi che non si vedevano nè delfini, nè pescicani, nè altri mostri marini : solo cielo e acqua. « Oltre tutto, anche i marinai sono poco allegri, avvezzi alla calma e molto religiosi. La mattina, a mezzogiorno e la sera, prima e dopo i pasti, tutto l’equipaggio si raccoglie in un luogo a poppa, e in ginocchio, per un’ora, cantano delle preghiere molto languidamente, la maggior parte, secondo l’uso, rivolte alla Madonna. Del resto, i marinai son gente molto ammodo. « In pochi giorni ebbi finito le mie provviste e fui costretto' a mangiare, come i marinai, dei cibi comuni. Questo fu il coimo delle sofferenze della mia spedizione navale. Ho mangiato' fin dall’infanzia biscotti di Brasov, biscotti francesi « à la cuillère », biscotti inglesi col thè, conoscevo il gusto dei maccheroni col formaggio par-