— 86 — ad imprese coloniali eccedenti i limiti della sua potenzialità economica e militare ; 2° La nostra cooperazione militare sarebbe utilizzata quasi interamente a vantaggio della Inghilterra ; la cui preponderanza economica e commerciale sfrutterebbe l’opera nostra, non lasciandoci che le bricciole e gli ossi da rosicchiare; 3° L’Italia avrebbe l’apparenza del dominio coloniale, con tutti i pesi ed i pericoli che ne derivano, mentre l’Inghilterra ne avrebbe la migliore sostanza; 4° La sicurezza del dominio coloniale sarebbe vincolata alla durata dell’ alleanza, sempre problematica, cessando la quale bisogna ricorrere ad una nuova tutela o rinunciare alla utilizzazione, sempre futura, dei sagrifizii compiuti; 5° La situazione di tali colonie, eternamente sotto tutela, non può essere che perturbata, infeconda e gravida di pericoli e di vergogne. Il miraggio di codesto dominio coloniale, sempre soggetto a tutela, non ci seduce e perciò, pure apprezzando la benefica influenza che l’Inghilterra può esercitare sullo sviluppo della nostra espansione, noi crediamo che l’Italia dovrebbe sempre procedere assai cauta nelle imprese che impongono una tutorietà navale finché il suo potere marittimo non sia guarentigia quasi assoluta di una duratura ed equilibrata solidarietà anglo-italica. Da qualunque lato si esamini e si rigiri le questione delle alleanze si è costretti a concludere che l’Italia rimarrà sempre vassalla in qualsiasi alleanza, e non avrà sicurezza di espansione e di prosperità finché il suo potere marittimo non sarà in grado di tutelarne l’esistenza e consentire qualche esuberanza per la salvaguardia, relativa e mai assoluta, dei suoi interessi espansivi.