la potenza dell’esercito indispensabile all’efficace conseguimento dell’ obbiettivo. L’entità della flotta necessaria ad impedire efficacemente le invasioni marittime deve dunque essere determinata in relazione al compito che le spetta, il quale non è già quello di dare necessariamente battaglia alla flotta nemica, bloccante o scortante il convoglio, ma bensì di eludere la vigilanza del nemico per sorvegliare la costiera, colpire i convogli durante la traversata o lo sbarco e molestare le linee e le basi di invasione in modo da impedire all’avversario il pieno conseguimento del suo obbiettivo. È una specie di guerriglia, di guerra d’imboscata, la quale ha nulla a che fare colla grande guerra al modo ¡stesso come la guerriglia di montagna ha poco da vedere colle grandi operazioni in pianura. Quali e quanti saranno, in rapporto a quelle del nemico, le forze necessarie per attuare, con fondata speranza di successo, questo metodo di guerra marittima ? Il compito della flotta di difesa essendo quello di dovere mantenere una sufficiente vigilanza del mare, nelle zone maggiormente minacciate, ne deriva che il numero e la qualità delle navi deve consentire la possibilità di eludere la vigilanza del nemico, ed evitare il combattimento tutte le volte che non si avesse ragione d’impegnarlo. È quindi innanzi tutto una questione di velocità, ragione per la quale abbiamo sempre propugnato, fino dal 1881, la necessità che le nostre navi facessero almeno un mezzo miglio di più di quelle presunte nemiche, sagrificando quanto occorre in potenza offensiva e difensiva per conseguire questo scopo.