— 133 — Considerando però che le difficoltà possono essere superate a forza di buon volere, e che l’amore e la carità della patria possono fare prodigi, noi vogliamo ammettere che sia sufficiente una quota di trenta milioni per corpo d’esercito, provvedendo a quelle economie nei servizii amministrativi e complementari che costituiscono un lusso e non una necessità militare. Nei limiti adunque di duecentocinquanta milioni noi possiamo avere otto corpi d’esercito, bene costituiti, con effettivi sotto le armi non inferiori a quelli delle altre principali nazioni e con tutto quel complemento di risorse che permette di avere un esercito vero e non solamente fittizio. Entro i limiti del bilancio una forza di dieci corpi ci starebbe già molto a disagio, poiché non avemmo che un assegno medio di venticinque milioni, ciò che costringerebbe a provvedimenti economici, riduttivi ed arteficiosi, che perturbano e disintegrano la compagine militare. In tali condizioni l’effettivo dei reggimenti, in pace, dovrebbe essere ridotto da 1250 a 1000 uomini circa, riducendo cosi le compagnie da 100 ad 80 soldati. La situazione non sarebbe ancora disastrosa, ma le unità tattiche, piccole e grandi, sarebbero messe in una condizione di grande inferiorità rispetto a quelle degli altri eserciti; l’istruzione militare ne soffrirebbe grandemente, ed in caso di mobilitazione, coll’ attuale sistema misto, si avrebbero le compagnie costituite, per circa due terzi, da elementi affatto nuovi, che non hanno servito prima nel reggimento, che non conoscono i loro superiori, i loro compagni e forse nemmeno le armi, per mutazione di armamento. Tutto ciò costituisce un pericolo assai grave per la so-