— g6 — Le economie essendo state fatte su tutti i capitoli del bilancio, ma specialmente su quello delle nuove costruzioni, si può stabilire che dei 500 milioni sottratti alla Marina nel decennio 1890-1900 per essere scialacquati nella impresa eritrea, circa la metà fu dedotta dallo stanziamento per la riproduzione del naviglio. Riflettendo poi che la Francia ha stanziato quest’anno un credito straordinario di 200 milioni per la flotta, ne deriva che per raggiungere il limite minimo di potenza bisogna assegnare alla nostra armata un credito straordinario di 300 milioni da erogarsi tutti in nuove costruzioni. L’incremento della flotta provoca l’aumento del bilancio ordinario, per provvedere efficacemente a tutti i servizii ed alla regolare riproduzione del naviglio, onde evitare quei continui disquilibri che riescono così esiziali all’ armata. Il bilancio francese avendo raggiunto i trecento milioni, il nostro non potrebbe consolidarsi in meno della metà. Alla stretta dei conti, la soluzione del problema marittimo in base ai criterii precedentemente espressi, si compendia per il decennio futuro in un assegno straordinario di trecento milioni ed in un bilancio annuale di circa centocinquanta milioni. Crucejìgetur ! grideranno in coro tutti i contribuenti. Questa, piaccia o non piaccia, è la soluzione della prima parte del nostro problema militare marittimo, e se non fosse attuabile non rimarrebbe all’Italia, per uscire dal novero delle nazioni spostate, che declinare degnamente la pretesa di essere grande nazione, riconcentrarsi in se stessa, accettando le conseguenze della sua impotenza, ed affidando la sua salvezza alla commiserazione od alla tutela di quelle nazioni che possono essere arbitre dei nostri destini.