tari, provocando quelle modifiche al progetto della Commissione governativa che la discussione parlamentare sanciva. Ad onta della elevata e sapiente discussione, il problema della nostra difesa non poteva completamente svincolarsi dalle tradizioni del nostro risorgimento nazionale e dai pregiudizii del passato, e benché contro tali tradizioni e pregiudizii avessero levata la voce autorevole il De Amezzaga, il Rossi, il ^laldini, il Gavotti, (*) il problema della nostra difesa si concretò nei seguenti principii fondamentali: 1.° L’Italia era vulnerabile solamente dalle Alpi; 2.° Il mare costituiva una naturale e valida difesa; 3.0 I destini dell’Italia potevano solamente risolversi nella valle del Po. Il mare ricevette quindi dalla Commissione governativa e dal Parlamento il battesimo della inviolabilità, consacrandosi così militarmente la poetica cinta delle Alpi e del mare che i poeti del nostro risorgimento avevano cantato. L’offesa marittima era circoscritta a qualche superficiale attacco costiero ed i più audaci accennavano alla possibilità di uno sbarco lungo la Cornice, con forze così esigue da escludere qualsiasi importanza sulla risoluzione della guerra. Il solo generale Ricci, al quale balenava fino d’allora l’intuizione del grande compito che spettava all’ armata, ammetteva la possibilità di uno sbarco sulle coste peninsulari ed esponeva il seguente principio difensivo : (*) C. De Amezzaga - Articoli della Nazione - 1872-73 La difesa delle nostre coste - 1873. C. Rossi - Il racconto d' un guardiano di spiaggia - 1872. MaldiNI - Relazione sul progetto della Commissione ■ 1873. N. Gavotti - Al mare! al mare! - 1873.