L ATTENTATO calmo, dominando il dolore per le tre ferite, all’omero, presso l’inguine e alla mano sinistra, pacatamente dice: «Vi raccomando la calma! Lasciate le armi! Ordino che il mio attentatore non sia ucciso! Questo è un episodio, come tanti altri che sono previsti dalle Leggi. È dunque alla Giustizia del- lo Stato che deve essere affidato il colpevole ». La calma e il dominio di sé confermarono ancora una volta il coraggio, la nobiltà delle parole confermò in A. Zogu l’Uomo di Stato. Perché è Uomo di Stato chi vede se stesso sotto l’egida della Giustizia, sempre, anche nei momenti più tragici. Tornò nell’Assemblea un po’ di calma. Alcune rivoltelle si riadagiarono nei foderi. Calma relativa, però. Certo, il più calmo di tutti era il futuro Re. Calma relativa perché un terzo dei Membri dell’Assemblea erano ossessionati da ambizioni personali o fuorviati dall’odio cieco di alcuni settari, nascosti nell’ombra, i quali vedevano in A. Zogu l’ostacolo insormontabile per la loro ascensione e odiavano la maggioranza che in Lui seguiva un Duce dallo sguardo lungimirante e dal pugno di ferro necessario alla Nazione albanese. Serpeggiava in tale maggioranza il dubbio che il Capo fosse ferito gravemente e molti anelavano alla vendetta seduta stante. Un colpo che fosse esploso in quella esaspe- 87