IL RE DEGLI ALBANESI la sua influenza per far rispettare l’indipendenza nazionale albanese. Cadde cosi l’ultimo baluardo degl’intrighi di coloro che avrebbero voluto l’Italia e l’Albania nemiche eterne ed inconciliabili; si evitò l’errore, ingenerato da incomprensioni che la storia lumeggerà giustamente soltanto molto tardi, che un grande Popolo apparisse come oppressore di una piccola nazione che aveva avuto con esso vincoli secolari di amicizia fraterna. Poi, col Fascismo, si schiusero orizzonti nuovi; alcuni di noi già presagivano che il Fascismo avrebbe ricondotto Roma alla sua luminosa missione nella storia della civiltà del mondo. Mentre il dinamismo geniale ed infaticabile del futuro Sovrano aveva tali successi, la mentalità che a quell’epoca imperava a Belgrado obbligava il nostro popolo a nuovi sanguinosi sacrifici. Infatti il 13 agosto del 1920 le popolazioni di Dibra, aiutate da quelle di Mati, insofferenti della condotta delle truppe serbe, le attaccarono violentemente e, per quanto non fossero munite che di soli fucili con scarse munizioni, le obbligarono a ritirarsi oltre la frontiera del 1913. Ma il Governo jugoslavo si affrettò a mandare grandi rinforzi col progamma tassativo di contrattaccare, di non tenere alcun conto delle frontiere stabilite dalle grandi Potenze a Londra e di arrivare ancora una volta su l’Adriatico. 66