IL RE DEGLI ALBANESI il verde della primavera si fonde e confonde coi fiori della nostra gioventù, che sono i primi prodotti, i più belli e gentili della primavera nazionale; da questa pianura dove la nuova Capitale testimoniera la forte volontà della nostra razza verso il progresso, e dove le Bandiere oggi ondeggiano gioiosamente e benedicono gli Albanesi ovunque essi siano; al giuramento fa eco la voce dei soldati che grida : « Giuriamo, giuriamo ! Viva Zogu!». « Passa il Fato, sul capo della Nazione aleggia l’avvenire radioso della Storia e nei cieli aperti tintinnano di nuovo le armi di Skanderbeg. La grande voce dei soldati si ode e rumoreggia agli orecchi e si ripercuote nel cuore come le onde del mare che s’infrangono sullo scoglio. « Noi, i borghesi, vibranti di emozioni, facciamo i nostri voti silenziosamente, con la mente e col cuore, con le lagrime agli occhi. Ci sentiamo tutti in ginocchio spiritualmente c: con la voce della coscienza che non arriva ad orecchio umano, perché non è per gli uomini ma per il Cielo, tutti assieme, in fraterna comunione preghiamo : « Benedici, o Signore, la Bandiera e le armi nostre! Benedici la Nazione e la lingua nostra! Benedici, aiuta e proteggi il Presidente nostro! ». 130