POLITICA ESTERA Cancelliere tedesco. Se mi si vuol concedere la licenza di essere di una sincerità inequivocabile, dirò che si riteneva di trattare con un popolo di inetti soltanto perché infanti e poveri! Ma non è vergogna — io spero — Tessere stati sempre soldati per difendersi dalle valanghe e dai marosi che insidiano l’alpigiano e lo scoglio, e di essere rimasti quindi lontani dalle belle lettere; e non è una vergogna essere stati vinti, dopo tremende lotte, da un popolo guerriero come il Turco, che, cinque secoli fa, aveva fatto tremare l’Europa. Ma non è degno di encomio l’averci insidiato ed anche silurato nei nostri sforzi per rifarci del tempo perduto. Si è fatto torto al nostro Duce — da parte dei necrofori dei popoli vivi — di essersi orientato con geniale discernimento in mezzo ad una folla amorfa di illusionari molte volte ingannati, e di aver saputo divinare la rotta. Ma chi ci ha porto la mano serenamente e lealmente, con sentimento di umana solidarietà, sul teatro di tanta tragedia, invece di speculare? L’Italia ! Anzi, l’Italia Fascista! Si spengano le luci: stridono gli uccellacci delle tenebre. E lasciamoli pure errare nel buio. Li disperderà la luminosa civiltà della dottrina romana ed umana del Fascismo. 165