IL RE DEGLI ALBANESI poiché avevo posto la mia candidatura ad Assem-blista e mi ero dovuto pertanto dimettere da Direttore dell’Ufficio Stampa — trillò il telefono. Era il Ministro dell’istruzione Pubblica che in quei giorni reggeva il Dicastero degl’interni a garanzia dell’imparzialità e libertà delle elezioni. « E che ti succede, amico mio? », domandò il Presidente con voce dolce e suadente, mentre ammiccava a me coll’occhio. Poi, per farmi comprendere ciò che veniva detto dall’altro capo del filo telefonico, continuò: « Come, c’è pericolo che tu non sorta vincitore nelle elezioni? Ma..: come diamine? Tu sei Ministro dell’istruzione e fai anche da Ministro degl’interni e non sorti? Ma... via, tu scherzi! Come? Il vero Ministro degl’interni sono io? Ma no, amico mio, tu ti sbagli. Colui che dà gli ordini e firma... quello si che è il Ministro degl’interni! Che ti posso fare io? Non hai voluto anche tu che io mi tenessi a parte per non influenzare la libera volontà degli elettori?... Come... come e questi sono gl’ideali di giustizia?.. Situazione disperata... vergognosa!.. Via, collega mio caro e fedele, non fare il tragico, cercherò d’influire, personalmente veh, come privato sai, come tuo amico, sai, per farti dare dei voti!.. Ma bada, caro, che non devi parlarne ad alcuno! Oh, va bene, ma ti prego di non ringraziarmene. Si, si, 80