degli incrociatori sarebbe stato inoltre necessario aggiungere anche le unità addette al servizio di esplorazione ed aggregate alle forze navali. Ma in luogo di questo giusto metodo di calcolo che potrebbe essere applicato ad ogni altra nazione, compresa la Gran Bretagna, fu usato un metodo di valutazione basato su valori standard. Nel 1928 Mr. Hoover, nonostante che 1 invasione del territorio nazionale fosse a priori da escludere, manifestò la necessità che la Marina e l’Esercito dovessero costituire una difesa sufficiente anche « contro la paura » (I) di una invasione; per contro Mr. Roosevelt, pur dando una prevalente importanza alle forze navali, considerò una invasione impossibile anche se la marina non fosse esistita. Oggigiorno il pericolo d’invasione è ancor più allontanato dato lo sviluppo dei nuovi mezzi di difesa e l’impiego delle flottiglie aeree. Siamo così giunti a definire quale sembra debba essere l’obiettivo del potere marittimo degli Stati Uniti: la protezione delle rotte di vitale interesse per le comunicazioni marittime della nazione, obiettivo che richiede una flotta sufficiente ad impedire il blocco e qualsiasi bombardamento costiero (escluse naturalmente le scorrerie del carattere di quelle effettuate dalle forze germaniche sulle coste inglesi nel 1914-15, e che nessuna forza navale potrebbe evitare) ed una forza di incrociatori per fornire di scorte i convogli e di difesa i punti focali del traffico marittimo. 11 principio di valutazione di queste forze di incrociatori, dovrebbe essere quello usato generalmente dagli uomini di Stato inglesi e dagli ufficiali della marina Britannica. Di tale parere furono anche l’Ammiraglio Hughes nella sua relazione al Congresso e Mr. Balfour nella prima delle numerose sue dichiarazioni alla conferenza di Washington. Nelle recenti discussioni sul cosidetto « problema degli incrociatori » fu invece seguito un diverso indirizzo infirmato da tre errori fondamentali. Il primo fu di ammettere che il numero degli incrociatori debba essere in rapporto alle forze navali delle varie Potenze; il secondo di considerare che gli incrociatori non debbano avere un dislocamento inferiore alle 10.000 tonn. ed il terzo consistè nel ritenere che i grandi dislocamenti possano compensare la mancanza di basi oltremare. Il (( problema degli incrociatori » ha provocato incresciose divergenze che non si sarebbero determinate se, come l’Ammiraglio Hu- (1) Discorso a Elizabethton (Tennessee), ottobre 1928. 103