diterraneo costringerebbe il Giappone a far ripiegare in caso di guerra le sue navi mercantili in porti neutrali. Anche se alle necessità del suo traffico mercantile potranno provvedere le navi neutrali gli sarebbe però sempre necessario impedire il blocco delle sue coste e ogni ostacolo alle comunicazioni con le Colonie Asiatiche. Come abbiamo già ripetutamente detto, per esercitare il blocco è necessario disporre di una superiorità di forze che data la posizione geografica del Giappone può essere difficilmente raggiunta. Consideriamo infatti che la forza navale assegnata al Giappone nella Conferenza di Washington è stata del 60 % di quella assegnata alle più grandi Potenze. Una proporzione più elevata, quale quella che fu richiesta dal Giappone, avrebbe ecceduto i bisogni di una semplice sicurezza e prodotto inevitabilmente l’impressione che alla parola « sicurezza » si volesse dare il significato di « sicurezza per una maggiore espansione territoriale ». Se ottenuta avrebbe portato corrispondenti aumenti di forze nelle altre Potenze interessate in Estremo Oriente, e mentre avrebbe nei riguardi della sicurezza lasciate le cose al punto di partenza, sarebbe stata causa di maggiori spese, specialmente per le nazioni più direttamente interessate in quei mari. Occorre ora considerare l’Inghilterra e gli Stati Uniti. La politica navale degli Stati Uniti è stata chiaramente affermata dalla decisione di possedere una flotta uguale a quella della Gran Bretagna. Le loro forze sono quindi dipendenti da quelle che l’Inghilterra riterrà necessarie alla sua sicurezza. La politica navale della Gran Bretagna prima che avesse inizio la competizione con la Germania era basata sulla formula del « Two Powers Standard », la quale presupponeva che essa dovesse combattere una coalizione di altre Potenze anche quando la situazione internazionale non lo faceva ritenere probabile e dava all’Inghilterra il margine di forze necessario alla sua particolare situazione geografica ed alla sua completa dipendenza dal mare. La adozione di questa politica nella eventualità che alla Germania, alla Francia, e all’Italia fossero fissate le cifre dette precedentemente darebbe all’Inghilterra una flotta di 24 navi da battaglia, ed al Giappone una di I 4 unità. Queste considerazioni ci obbligano a ritornare sui dati quantitativi del problema. Nessuno certamente può desiderare Io accrescimento di spesa che verrebbe imposto dalla costruzione di altre no- 160