220 avendola assai più alta fa un accordo diabolico ».67 II musico era precisamente il Roncaglia, che con la Marchetti agiva al Teatro Nuovo di Padova durante la fiera del 1788. Vi era pure la Zolla, la quale cantava — per combinazione soltanto? — quasi sempre in compagnia del Roncaglia. Il Babbini tornava a Trieste con la patente della celebrità, quella che un artista italiano doveva farsi aggiudicare all’estero, per esser stimato in patria. Dagli attributi che gli vengono prodigati, dai deliri del pubblico, si deve concludere che il Babbini se l’era meritata davvero. « Nel cantabile e nell’adagio, dice il Frizzi,68 insomma in tutto quello che è relativo alla Tenerezza e a muovere nel cuore i vari affetti e il sublime delle sensibilità, si deve assolutamente confessare essere a tal uopo il Babini uno dei più rari stromenti che natura donò alle italiche scene ». Aveva però la debolezza, comune fra i musici, di variare secondo il suo gusto i pezzi che cantava. Il Guglielmi gli disse una volta : « Amico mio, vi prego di cantare la musica mia e non la vostra, che il pubblico non comprenderebbe punto ». Tratto coraggioso, perchè i virtuosi, abituati a far da imperatori e da eroi, guardavano dall’alto in basso i poveri maestri, vittime dei loro capricci.63 Il 19 marzo, in occasione dell’onomastico dell’imperatore, « La sera aprissi il Teatro con la produzione del Dramma serio L’Arta-serse, e con copiosa illuminazione a tre ordini, con Cornucopj e Lampadari, di tutta la platea. Il concorso fu grande, ed i spettatori ammirarono l’abilità specialmente de’ principali Attori, cioè della prima Donna signora Marchetti, del Musico sig. Roncaglia, e del Tenore sig. Babbini ».70 « Ieri sera 24 Aprile, leggiamo su\Y Osservatore,71 si è posto su queste triestine scene il celebre Dramma serio 11 Pirro,72 Poesia del sig. de Gamera, e Musica del sig. Paisiello, il quale è stato ricevuto dal Publico con applauso universale ». Il Paisiello in quest’opera, come dice il Florimo, « per la prima volta nel genere serio fece sentire un’introduzione ed un finale concertato, ed imaginó un’aria pel tenore, che sosteneva la parte del protagonista, in cui, mentre egli cantava, udendo l’armonia degli strumenti bellici da fiato, si adattava con la sua cantilena al tempo della musica guerriera, continuando la declamazione su quel tempo. Ottenne così moltissimo effetto, senza alterare la cantilena ed introdusse