I4I cora di recitare senza Maschera; ed in qualche carattere caricato può occupare un posto non disdicevole »; caratterista e Brighella era Giovanni Bossi, che si era già fatto conoscere dai Triestini quando venne col Lapy; Tartaglia era Nicola Fainetti, che poteva « con sufficente abilità adoprarsi nell’impegno del suo secondo Vecchio ».7I Del Truffaldino, ch’era sostenuto dal capocomico, convien parlare più a lungo, perch’egli fu spesso ospite gradito a Trieste. Luigi Perelli, monferrino, nato da civili parenti, aveva sempre avuto un sogno: diventare un celebre Arlecchino. « Le sue connaturali lepidezze, ed un personale veramente adattato a quel Perso-naggio » corroboravano le sue speranze. La via, nondimeno, dapprima non gli fu facile; ma grazie alle istruzioni di Francesco Majani e, soprattutto, del Sacco (del quale si gloriava dirsi allievo) « potè internarsi nella conoscenza de’ scenici lazzi ». Il Perelli ben presto acquistò fama. Il suo antico capocomico Pietro Rossi gli fece allora una singolare proposta : gli offerse sua figlia in moglie, se entrava nella sua compagnia. Il Perelli, che da sette anni non vedeva l’An-netta, pure accettò, ben comprendendo i vantaggi che tal matrimonio gli avrebbe portato. Sul finire del carnevale del 1777 andò a Gorizia e sposò la giovinetta. Per un anno rimase unito al suocero; dopo il carnevale del 1778 questi si ritirò dall’arte e lasciò i suoi capitali scenici al Perelli, il quale aumentandoli coi propri mezzi, incominciò a fare il capocomico con buona fortuna, essendo altrettanto ben veduto dai pubblici, come comico, che dai direttori dei Teatri, come uomo d’affari intraprendente e galantuomo. « Ha poste in Teatro alcune Rappresentazioni favolose del Sig. Co: Gozzi, che furono per l’addietro un solo pregio della Compagnia d’Antonio Sacco; ed egli medesimo n’ha inventate, e dirette le tanto difficili trasformazioni », dice il Bartoli; 72 e ne vediamo infatti alcune nel suo repertorio.” L’elenco sarebbe finito; ma il Bartoli ci fa sapere anche che il rammentatore della Compagnia era Giuseppe Gualandi, « Uomo d’abilità per l’Arte sua del suggerire, che sa la Lingua Latina, che professa la Musica suonando il Gravicembalo, e l’Organo a perfezione; e che delle Lettere Umane sa quanto basta per mostrarsi nelle occasioni illuminato, ed ingegnoso ».71 La Compagnia Perelli rimase a Trieste dal 2 ottobre al 16 dicembre; durata che oggi pare incredibile. Eppure allora c’erano delle brave persone che andavano tutte le sere — salvo il venerdì — a Tea-