3*7 informare il Governo, in data 17 dicembre: « Nel supposto che l’impresario Zardon volesse di nuovo dar opera seria nella quadragesima (lo che a tenor del suo contratto far lo può) furon cassati tutti li tratatti per accordar una buona Compagnia di Comedia. Ma siccome fin ora nè il Zardon nè il suo comesso Ricaldini non ha dato a questa Direzione categorica risposta, debbo rimostrare all’Ecc.o Gov.no che tal tergiversazione espone la Direzione a lasciare il publico senza spe-tacoli, con grande discapito delli Fondi Teatrali ». Gli fu risposto il 24 : « Frattanto Ricaldini à comunicato le cause che impediscono di dare nella ventura quaresima Opera seria; e s’invita la Direzione Teatrale di assicurarsi una buona compagnia di comici italiani per dopo pasqua ». Sappiamo che lo Zardon aveva in programma il solito spettacolo d’opera buffa per il carnevale; andò in fumo? Nè L’Osservatore Triestino, nè Vindice de’ teatrali Spettacoli fanno cenno d’una stagione d’opera. Forse le preoccupazioni politiche impedirono l’apertura del teatro. Trieste, fino al principio dell’anno prima, non era stata toccata dalla guerra; anzi, ne aveva ricavato immensi benefizi. Scali d’importanza mondiale bloccati, città commerciali inattive o in pericolo, avevano fatto affluire a Trieste navi e affari, e molte ditte erano venute a stabilirvisi. Ma i Francesi avevano ora posti gli occhi sulla città, calcolando di.« recueillir les richesses qui sont à Trieste » in cambio della « liberté » che avrebbero recata. Correva una poesia: I franzesi xe a le porte! Xe la morte? E chi sa? La tremariola!... La parola de Trieste ecola qua! Senza roba, nè danari, senza afari, che sarà? La tremariola, xe la sola vose che Trieste sa. Ad ogni strofetta era appiccicato il ritornello, non certamente serio: «Libertà! Fraternità! Egalità! >>.2'' « La desolazione », scrive il Tamaro, « tramortì il ceto commerciale, i traffici furono interrotti, il denaro sparve dalla circolazione, le banche di Venezia e di Vienna chiusero il credito alla piazza, la 1797