3ì6 fu il nucleo dello Stabilimento Musicale di Carlo Schmidl, il quale nel 1889 acquistò dalla vedova Vicentini il negozio, trasferito in Via del Teatro (oggi Via D’Annunzio), nel frattempo ingrandito e divenuto importante. Primadonna era, come scrisse il Frizzi, « la veramente amabile Vinci. Questa canta di mezza portata in quanto al sublime armonico ma à molta aggiustatezza e precisione, oltre una scena sempre ragionata, e una voce molto netta e brillante ».ie Primo uomo era Vincenzo Damiani, nel quale difetti e qualità s’erano accentuati: la sua incomparabile voce era senz’anima. « Soavissima voce, che dilettò, ma non intenerì se non chi l’ascoltò come l’Eco in una foresta », si giudicò a Venezia, quando cantò al S. Benedetto, durante l’Ascen-sione dell’anno precedente.19 Il Moriconi, secondo tenore, si era presentato già a fianco del Babini nell’autunno del 1795 a Livorno e nel carnevale seguente a Genova. La seconda donna Angela Rossi si distingueva per la versatilità: cantava parti buffe, parti serie e... parti da uomo.201 ballerini erano nuovi per Trieste quasi tutti; ma potevano vantarsi d’aver agito in teatri importanti. Il Brunetti aveva fatto la stagione di autunno e carnevale 1795-96 al S. Moisè; il Borsettini era stato scritturato durante il carnevale alla Canobbiana come primo ballerino e coreografo; Teresa Buffi aveva ballato alla Fenice durante l’Ascensione del 1795, come « altra prima ballerina » e a Verona, nel carnevale del 1796, come prima ballerina seria assoluta; la Picchi, in qualità di prima grottesca, era stata durante il carnevale al Ca-rignano di Torino, il Focosi e la Boggio, a Bergamo.21 Il teatro si aperse la sera del 5 ottobre con La Morte di Mitridate, la nuova composizione del Nasolini sul testo del Sografi, accompagnata dal ballo I Migliane si in Solona del coreografo Brunetti.22 Il Nasolini, che si trovava a Venezia, scritturato al Teatro di S. Benedetto,23 non venne, come d’uso, a mettere in scena l’opera; in vece sua, sedette al cembalo il maestro Rampini. Nessuna notizia ci pervenne sull’esito del lavoro; ma dev’esser piaciuto certamente, se rimase tanto tempo in programma. La seconda opera, Medonte, Re di Epiro, andò in scena il sabato 12 novembre assieme al ballo Rinaldo d’Asti,24 La fiducia che lo Zardon poteva aver riacquistata con la stagione d’autunno, cominciò a vacillare nuovamente dinanzi a nuove tergiversazioni. Il Pittoni, memore della tiratina d’orecchi, si affrettò ad