42 1765 dell’E. V. e da tutta la Città che desidera apportarle un più lieto soggiorno, ho preso l’assunto di formare una Compagnia se non totalmente degna dell’occhio purgatissimo di V. E. almeno, per i soggetti che lo formano, sufficente, e passabile ». Modestia eccessiva in un impresario, per esser sincera. Egli sapeva di presentare virtuosi, che se non avevano raggiunto ancora la notorietà, erano già sulla buona strada. Dodici anni dopo, il caso ne porta tre a Firenze e possiamo leggerne le lodi sulla Gazzetta Toscana. Di Rosina Baglioni, che assieme a Costanza si presentava sulle scene del Teatro di via del Cocomero, è detto che esse « senza esagerazione si noverano fra le migliori attrici Giocose, che passeggino le moderne scene » ; del « Sig. Francesco Martini Fiorentino, che altre volte ha incontrato il pubblico gradimento nei balli comici » ; particolarmente poi della « celebre grottesca Sig. Geltrude Pacini » che « riporta l’universale applauso ».55 Anche Anna Pacini teneva alte le tradizioni familiari. Fra i personaggi, sotto la livrea di Serpino, il pubblico triestino fece conoscenza di Gio. Battista Arcari, che in seguito divenne maestro di cappella della città. Il libretto, che svolge il trito soggetto del vecchio tutore innamorato della pupilla bella e poco rispettosa, ha una grande analogia col Barbiere di Siviglia: al levarsi del sipario si vede una piazzetta; due uomini nell’ombra, uno con la chitarra, l’altro con una lanterna spenta, cantano una serenata. Sono il marchese di Belpoggio e il suo servitore Serpino; ma invece di Dorina, si affaccia al balcone Don Pascasio... La parte dell’intermediario, di Figaro, è qui affidata all’ostessa Lena. Il Marchese s’introduce in casa come maestro di ballo, ma è cacciato dal vecchio che si accorge dell’inganno. La conclusione è però diversa. Ad un ballo in maschera le coppie (perchè ce n’è un’altra : il conte Roberto e Flavia figlia di D. Pascasio) si smascherano, in tutti i sensi. E il vecchio si consola sposando Lena. Come già detto, nel carnevale del 1765 venne ridata l’opera Le Contadine bizzarrePrima buffa era Teresa Eberardi, o Everardi, che cinque anni innanzi aveva cantato a Venezia, nell’Oratorio del Goldoni L’Unzione del reai profeta Davide, musicato da Antonio Borroni;’7 gli altri esecutori, cantanti e ballerini s’erano già prodotti a Trieste. Certo l’Eberardi piacque, perchè la vediamo scritturata assieme a virtuosi di cartello per la straordinaria stagione d’estate in onore dell’arciduca Giuseppe.