138 tendu Ture Colpi avec ses enfans me fit horreur, de jeunes créa-tures à qui on detruit la santé pour toute la vie... » Oggi gli atleti, i giocolieri, gli acrobati sono inglesi o americani; nel settecento erano olandesi o turchi... sui manifesti, almeno. Carata, « il celebre famosissimo Equilibrante » era un turco... di Rovereto; un saltatore, detto il T archetto, si chiamava Diego Rossi.53 Gli esercizi erano su per giù quelli che si vedono oggi : « esperimenti » di forza, d’equilibrio, di destrezza; e sui manifesti illustrati si riconoscono facilmente gli antenati delle odierne planches. Differenti erano i vestiti: calzoncini sboffanti, sottanine di seta, giacche inorpellate di un gusto orientale di fantasia. Se al principio del secolo i « saltatori » erano anche comici, più tardi furono ballerini e pantomimi. Lo Zinzendorf assiste ad un ballo che rappresenta una caccia al cervo; « les habillements fort jolis », nota il 6 giugno. Un’altra volta va a vedere « le Ballet de Don Juan » e « la gayta Galiega » (16 giugno). Il Teatro di S. Pietro non derogava per nulla all’importanza acquistata, ospitando una compagnia di saltatori; simili spettacoli si davano nei maggiori teatri, non esclusa la Scala.54 Ai ballerini successe un breve corso di recite. Lo Zinzendorf non fa nomi, ma dal repertorio e da qualche altro accenno si può dedur con sicurezza ch’era la compagnia vagante di Antonio e Rosa Camerani. Antonio era direttore e sosteneva « il carattere di primo Innamorato con sufficente abilità » ; Rosa, avanzandosi in età, si era adattata a rappresentare le parti di Madre, nelle quali sapeva distinguersi.55 Della Compagnia facevano parte, secondo A. Bar-toli:56 Giuseppe Nanini, bolognese, detto il Monco perchè, in seguito allo scoppio d’una pistola, aveva dovuto esser amputato d’uria mano. « Ad onta della sua imperfezione, sapeva giocare la di lui Maschera con dello spirito, e recar del piacere a’ suoi uditori »; Antonio Tornasoli, altro bolognese, che recitava « con molta grazia nella Maschera del Dottore ». Ma andhe senza maschera, sapeva rappresentare vari caratteri, fra i quali un ridicolo personaggio da lui inventato e battezzato Lattanzio Mescolotti; Pietro Panzieri, un giovane che recitava con buona disposizione nel carattere d’innamorato; Gaspare Valenti, Fiorentino, « che ad una grande abilità nelle parti comiche univa pur quella del canto » ; la Anna Moretti, che abbiamo conosciuta quattr’anni innanzi col Lapy, e Margherita Rebecchi, « co-