244 forse non ancora ad altri Cantanti accordate. Di uguali elogi onorò la M. S. la sorprendente abilità nel Ballo della nominata Signora Carolina Pitrò, e del signor Andrea Vulcani, i quali sono considerati fra i principali Ballerini seri dell’età presente ».74 Post tot discrimen rerum, Ercole al Termodonte 15 vide la luce della ribalta in primavera. Ai virtuosi di carnevale e quaresima s’erano aggiunti altri di buon nome, come la primadonna Elena Cantoni e il soprano Pietro Benedetti detto Sartorini. Al cembalo però non sedeva il compositore, come avrebbe voluto l’uso : dopo il vivo successo ottenuto alla Scala con Adriano in Siria (26 dicembre 1789) era stato scritturato a Londra.16 Anche quest’anno venne per la stagione di primavera, la compagnia di Luigi Perelli, invariata nel suo complesso.17 E venne anche, il 30 maggio, un nostro buon conoscente: il conte de Zinzendorf. Diretto a Lubiana, dove si trovava la sua commenda, egli non s’era lasciato sfuggir l’occasione di rivedere, dopo nove anni d’assenza, la città che durante il suo lungo soggiorno aveva imparato a conoscere ed amare. Ma anche i Triestini rividero con piacere il loro primo governatore. « Gli attestati spontanei, imparziali di simpatia e di antica devozione che il conte ebbe qui, non mancarono di dargli una sentita soddisfazione ».1S Più dolce sarà stata quella che avrà provato rivedendo la sua amica d’un tempo, la signora M., con la quale si recò a teatro. Si dava Teresa vedova,19 il fortunato dramma che faceva scorrere fiumi di lacrime. « Le parterre ou plutot les loges voulaient m’applaudir », nota il conte, « si je me fusse montré, je n’en fis rien malgré les instances du gouverneur ». Si vede che gli onori e i titoli non lo avevano cambiato, nè era mutato il suo amore per il teatro. In data 31, giorno della sua partenza, scrive : « Projet de Théatre du gouverneur peu bien rai-sonné ». Che sia l’idea di trasformare l’edificio della Dogana in Teatro?... L’Osservatore aveva pubblicato l’anno prima uno stelloncino molto vago, smentendola.20 Il conte Brigido, in verità, era fecondo d’idee : di quelle, soprattutto, che si concludevano a suo vantaggio. « Un tale Francesco Dolci de Visnovich, probabilmente raguseo », scrive il Tamaro, « mandò nel principio del 1791 una lunga lettera alla Maestà dell’imperatore per denunziare « gl’intrighi, le frodi, le ingiustizie », che si commettevano a Trieste. Le accuse più gravi fioccano in essa contro il conte