questa storia è in gran parte la storia della nobiltà polacca; di una nobiltà che guardava con un certo disprezzo alla produzione popolare, nè s’interessava di cantori di mestiere. Il contadino, agli avvenimenti non partecipava affatto, o se vi partecipava, il più spesso come soldato, non riusciva mai a darsi ragione dei fatti, e guardava al nuovo mondo senza interesse e senza comprensione, desiderando unicamente di ritornare al suo paese. Le guerre all’estero per motivi dinastici, non solo non attirano il pubblico campagnolo, ma lo trovano ostile. E così si spiega che nè dei Piasti, nè di Casimiro il Grande, nè degli Iagelloni la campagna polacca non conosca nulla nè canti nulla; mentre ricorda nelle sue canzoni figure e avvenimenti di non maggiore importanza per la storia polacca, ma che han fatto sentire il loro peso sulla massa agraria, toccandola nel suo patrimonio territoriale (l’invasione svedese) e nel suo sentimento religioso (le lotte contro i Turchi). Fra i canti storici d'origine più moderna, i quali sono più numerosi, non ne manca qualcuno ispirato dall’Italia. Si tratta però di canti soldateschi, di scarso valore artistico, probabilmente nati durante le campagne napoleoniche o durante le guerre con l’Austria, quando i polacchi servivano nei reggimenti dell’impero (1). Di tutti questi problemi s’è con profonda competenza occupato qualche anno fa un professore polacco, Jan St. Bystron, in una sua pubblicazione (2). Dobbiamo poi tener sempre presente, a questo proposito, che an- ni Anche presso gli ungheresi, per le simili condizioni storiche e politiche, i canti dei soldati, « Katonadnlok », parlano sovente dell’Italia. La comunanza di argomento e di origine — anche questi son nati fra contadini e gente per lo più incolta -- fa sì che esistano fra di essi alcune interessanti affinità. (2) Jan S . Bystroù, Historia tv pie*ni Indù pohkiego. Kraków, 1925. * 10 *