33i il fortunatissimo libretto Crispino e la Comare, musicato dai fratelli Ricci.75 Secondo amoroso era G. B. Prepiani, allora « giovane capacissimo nel comico e nel tragico », che nonostante un difetto di pronuncia riuscì un attore tragico di grande efficacia e nobiltà.76 Il barone J. von Hammer-Purgstall, che in quei giorni si trovava a Trieste, ricorda nelle sue annotazioni77 d’aver assistito all’ultima recita della compagnia. L’impressione che ne riportò è interessante, perchè è quella d’uno straniero, al quale saltavano agli occhi certi usi ed abusi, ai quali il pubblico italiano era ormai assuefatto. « Ebbi la prima manifestazione », scrive, « o per dir più esattamente la prima visione di costumanze italiane, il primo giorno che mi trovai qui, a teatro, dove venne rappresentata la Madre di famiglia del Goldoni.78 Da molto tempo bramavo di conoscere queste commedie di carattere, come felicemente le chiamano gl’italiani. Nella rappresentazione delle stesse speravo di veder esposto meglio che in una commedia francese o tedesca, il vero carattere nazionale... Giunsi, che la recita era da poco cominciata. Alla prima occhiata dal palchetto, vidi sulla scena cinque donne sedute in circolo; una scena di riunione molto spesso disegnata, specialmente per le stampe dell’edizione del Goldoni presso lo Zatta, a Venezia. Già lì mi sembrava estremamente comica per l’aspetto singolare degli uomini e delle donne; ma dovetti ridere anche di più, quando qui udii la madre, seduta in mezzo alle sue quattro figliuole, espor loro un concetto sul matrimonio. Quello che diceva, era nel vero significato, una predica; ella declamava con chiarezza, ma completamente in tono da pulpito. E ciò vale non soltanto per lei, durante tutta la commedia, ma anche per il maggior numero delle attrici. Non una sola, però, giunse ad accostarsi al pathos oratorio. Chiusi gli occhi e credetti di udire il padre cappuccino che l’anno scorso predicava in italiano.79 Gli uomini recitavano senza confronto, peggio ancora; il Napoletano 80 specialmente, che passa qui per il miglior attore, correva furioso su e giù per il palcoscenico, con una veemenza inutile. L’unico Signore Bcllandiimpresario (direttore) della compagnia, uomo sessantottenne che rappresentava il Nono di 104 anni,82 è un comico eccellente in ogni riguardo. La sua mimica, la sua espressione sono magistrali. Non oso criticarlo se gridava con una voce di Stentore, perchè il gridar fortissimo, come la spaventevole vivacità del gestire, è proprio alla nazione nella vita quotidiana, e di conseguenza, non può esser bandito dal teatro, fintanto che gl’italiani sono Italiani e che il loro teatro debba essere nazionale. E’ tanto più peccato, che presso loro domini quella declamazione falsa, visto che l’italiano ha, in genere, disposizioni speciali per la scena. Alla fine della commedia Madama Andro 83 tenne al pubblico un discorso di ringraziamento, dapprima montato sui trampoli e nel quale mi fece particolarmente specie che il teatro fu chiamato un ’Arena gloriosa e i comici servi umili dei spettatori generosi; ma verso la fine, l’oratrice si lasciò andare alle sue disposizioni naturali : parlò con tanto fuoco e sentimento che quando ter-