23 chi di secondo ordine doveva essere ben maggiore di quello degli altri ordini, per raggiungere un importo superiore. Altri palchi furono aggiunti in seguito, tanto che nel 1792 si numeravano 80 in quattro file.1’ Ciò attesta positivamente il continuo sviluppo della città. Mercanti facoltosi, attratti dai vantaggi che loro offriva il portofranco, erano venuti da tutti i punti cardinali a Trieste per stabilirvisi e, per l’onore della firma, nessuno voleva esser da meno degli altri. Due cose formavano allora il vanto d’un negoziante triestino degno di rispetto : il possesso d’una mandria, cioè d’una villa nei paraggi con vigneto e ulivi, e il palco a teatro. La spesa di tre o quattrocento fiorini, oltre l’ingresso, valeva bene la distinzione che lo poneva a livello dei nobili e delle autorità, senza contare che il palco era una vetrina per metter in mostra i ricchi abbigliamenti della signora e i gioielli di famiglia. Nonostante il numero aumentato dei palchi, dunque, tutti in breve furono affittati, parecchi a metà, anche; ma non bastarono per accontentare i richiedenti. Nè era facile che uno divenisse libero, perchè la morte del palchettista non annullava l’affittanza : il palco poteva passare in eredità. Il 5 giugno 1782, per esempio, moriva il console di Venezia Marco de Monti, quel vecchio simpatico e accorto che apparisce negli ultimi capitoli dei Mémoires casanoviani. Il suo palco a piepiano andò al figlio Giacomo, il quale in data 26 agosto scriveva al nuovo console, il conte Vincenzo Smecchia:7 « Finora sono al possesso del Palco Proscenio in questo Teatro tenuto dal mio Genitore, ma questo settembre dovrò dichiararmi se lo devo tenere... che se io lo rinunzio non sarà facile averne un altro »." Giacomo, disgraziatamente, si trovava male a quattrini, e dovette ritirarsi. Subito sorsero i pretendenti, fra altri la contessa Voi-novich, che da un anno e mezzo aveva ceduto il suo palco al Governo, verso promessa d’un altro. Secondo l’uso, veramente, nell’aggiudicazione avrebbe dovuto decidere l’anzianità; ma la Direzione teatrale, sapendo che tanto tanto, accontentando uno ne scontentava dieci, faceva un po’ a modo suo. Il Governo prese quindi « il partito interinale di far rimettere per il canale del Sig. Consigl. Bar. Pittoni la chiave del controverso Palchetto al Sig. Consg.e Verpoorten, con l’espressa Condiz.e e riserva che la chiave sia restituita e l’affittanza del Palchetto non s’intenda fatta con il S. Verpoorten se in virtù della Di-