6 del Bison, nell'incisione del Nobile: il palazzo, ad un sol piano, occupava buona metà della piazza, rompendo la simmetria quadrilatera. All’esterno mostrava sette grandi finestre con ordine superiore di aperture ovali, quasi spiragli; la facciata era scompartita a pilastri d’ordine quasi simile al jonico. Il porticato era ad arcate di pietra calcare. Una scala marmorea metteva al piano superiore, dove, passando per un ampio vestibolo a tre arcate, si entrava nella sala che misurava 88 teste viennesi,2 selciata a marmo, che dalle dimensioni sembrava piuttosto destinata a sala di pubbliche festività, anziché a radunanze di patrizi. Sotto il porticato c’erano botteghe, magazzini, l’ufficio annonario, il commissariato di piazza ed anche, secondo il Kandler, caffè e bische. Nel 1755 vi fu istituita la Borsa, che vi rimase fino all’erezione del proprio edificio (1806).3 Dal 1766 al 1788 vi era il cancello della Vecchia Compagnia d’Assicurazioni;4 nel 1790, il cosidetto Ufficio degli Indirizzi, dove seguivano le licitazioni;" nel 1791 si aperse nel botteghino n. 3 « un Scrittorio per convenienza de’ Sigg. Negozianti, de’ Capitani di Bastimenti, ove si traduranno Protesti, prove di fortuna... e qualunque altra Scrittura nelle lingue Italiana, Tedesca, Inglese, e Francese ».6 II i° novembre 1793 s'inaugura la « Pu-blica Biblioteca Arcadica Triestina », che fu il nucleo della Biblioteca civica,7 e che vi rimase fino alla prima metà di maggio del 1795-* In uno dei botteghini, al n. 1, le successe il libraio Pernthaller.9 Il 22 aprile 1796 si stabilì in un altro una specie di filiale dell’Ufficio postale per la raccolta delle lettere.10 # # # Per il tempo che corre tra la rovina del vecchio palazzo all’apertura del nuovo, mancano notizie di spettacoli. Se mai, furono rari; qualche rappresentazione in piazza, forse, da parte di comici vaganti o da dilettanti. Erano quelli momenti calamitosi per la città. La Serenissima, che si proclamava « la Regina dell’Adriatico », cercava di accaparrarsi il commercio, ostacolando con ogni mezzo la libera navigazione; i dazi altissimi, d’altro lato, rendevano quasi impossibile il traffico. Il Comune era in continua discordia col Capitano imperiale, il quale, noncurante dei privilegi della città, tendeva sempre più a menomare i diritti del Magistrato.