38° li 26 - Vltimo giorno di Carneuale In casa pure del anted.o Sig.r D. Fillipo Bellando alla notte sino le 6. la mattina si continuò il Ballo con soddisfatione particolare ».3 Don Filippo Bellando, « genovese di nascita, e prima al servizio della marina di guerra di quella repubblica, era stato per effetto di valide raccomandazioni prescelto nel 1723 alla direzione del cantiere della Compagnia Orientale », e nominato nel 1726 « comandante del reai arsenale di Trieste ».4 Abitava nella casa Piccardi (ora Pitteri), in Piazza. I Diari ripetono il suo nome anche negli anni seguenti; leggiamo cosi sotto la data 9 febbraio 1733: « In questa sera nella Casa del Sig.r Capitan Filippo Bellando ui fù il primo Ballo particolare, con ogni sontuosità et apparato, oue ui concorsero-tutti li Baroni con Sue Dame della Città, e Nobiltà istessa ».5 Ma quest’ostentazione di fasto gli riuscì fatale. Fu osservato che spendeva in feste più di quanto comportassero i suoi legali proventi e, avendo dato sovente motivo a lagnanze e rimproveri per le sue indelicatezze e le sue prepotenze, venne licenziato verso la fine del 1734. Nello stesso anno fuggì con la cassa della Compagnia un suo collega ed emulo in prodigalità, Mon Suer Bojér Bratto Francese (cioè Rinaldo Boyer regio costruttore di navi — proto —, un ugonotto francese, nella cui casa concorreva « tutta la Nobiltà »). 0 Grazie ai Diari, possiamo seguire dall’origine il rapido incremento che presero i balli pubblici. A « inventare », come dice lo Scussa, il « Ballo de Bezi » fu un Francese, giunto il i° luglio 1732 da Fiume con la famiglia, il quale si era stabilito a Trieste per insegnar a ballare e per tenere giuoco di biliardo. Egli ebbe il permesso dalla Cesarea Commissione di dare questi balli durante « tutto il Carneuale tre giorni alla settimana cioè il Martedì, Giouedì, e Domenica, con li Suoi patti, e Conditioni espresse in scritto, che ogni sorte de genti possa entrare però in Maschera pagando al suo entrare una petiza ». Questa denominazione ibrida derivante dallo slavo pet, cinque (perchè la moneta corrispondeva ad un quinto di fiorino 7) si sostituì in seguito al bezzo veneziano (pari a 6 denari), ed i balli furono detti « di pedzza » e al plurale, quando il prezzo d’ingresso aumentò. Il primo ballo pubblico a pagamento fu tenuto il 20 gennaio 1733 e incontrò non solo il favore popolare, ma pur quello della classe nobile, che l’accorto Francese seppe attirare aprendo sale di giuoco. Leggiamo nei Diari : « li g [febbraio] In questa Sera destinata del Ballo de Pezi ui concorse la Nobiltà di Trieste, e non ui si fanno altri Balli da particolari dei Nobili, perche tutti concorrono iui, oue ui hanno ogni sodisfatione, con giochi redo-piati di Bassetta; et ui si perde del dannaro, et anco quadagna secondo la sorte, che porta ». Dato il successo è naturale che sorgesse un concorrente: il caffettiere Andrea Miani, il quale, l’anno dopo, aperse la sua casa ai ballerini.8 Veramente, come già detto a suo luogo, maschere e pubblici festini erano stati proibiti, causa la guerra; ma in seguito fu permesso « andar di Maschera alli Festini, ò Balli publici, che si fanno in Casa del Sig.r And.a Miani, Cafetiere ed Andrea [in bianco] Mastro di Ballo». E «li Balli publici con Maschere» proseguirono animatissimi tutto il carnevale; di privati invece non ve ne fu