24 chiarazione che si attendi dell’Eccelza Governatore ne competesse la Preferenza ad altra Persona » (20 settembre 1782).“ Un mercante fallito perdeva il diritto di possedere un palco.10 Questa pubblica vergogna venne inflitta nel settembre del 1792 al negoziante Sebastiano Simonetti, costretto a cedere i suoi averi ai creditori. Invano il Simonetti protestò; il conte Brigido gli mandò l’esattore teatrale a chiedergli la restituzione della chiave del palco. L’altro, che non era una pasta di zucchero, rifiutò di darla senza un ordine scritto. Che cosa avvenne? « Il giorno 27 Settembre si precipitò ex offìtio l’apertura della Loggia, sostituendovi violentemente altre Chiavi : E di fatto il giorno 30 suddetto Settembre fu occupata la Loggia da altro Soggetto per ordine dello stesso Governatore ». Le parole sono, si capisce, del Simonetti, che irritatissimo, si rivolse nientemeno che all’imperatore con una supplica, enfaticamente chiusa così: «Mio Re! che non sia adunque avilito questo uomo! Mio Re! Giustizia! » (4 ottobre 1792). In risposta giunse al Governo di Trieste l’istruzione, stesa nel solito gergo bastardo, ma chiara lo stesso, « di licenziare Esso Sebastiano Simonetti di tale affatto infondato suo Petito, e di rimetterlo a vivere in quiete » (26 gennaio 1793).11 Bastava anche che il credito del palchettista fosse scosso, che questi avesse qualche imbarazzo finanziario, che venisse incolpato di vita scorretta, o solamente di affittare il palco per lucro, perchè ne venisse privato.13 Nel 1780 furono ritirate le chiavi del palco n. 4 di second’ordine a Giorgio Saraff, il quale « necessitato dall’urgenze domestiche aveva ceduto il palco al giovane Bidischini, figlio dello speziale ». Caratteristiche le motivazioni : « i° che Giorgio Saraff non poteva far una simile cessione senza consenso del governo. 20 II Proprietario essendo notoriamente un povero uomo non li convien a tener palco. 30 Che Bidischini un giovane senza moglie può andar in Parterre senza perder nulla del suo decoro ». Il palco venne accordato « al Cap. Maier e Consorte, come quelli che si sono insinuati primi per ottenere un Palco in caso di vacanza », verso rifusione delle spese al Saraff." Quel palco poteva dirsi davvero disgraziato; nel 1786, Gio. Pietro Mayr, Capitano del Porto di Trieste, fuggiva per evitare le conseguenze d’un fallimento doloso: « prigionia dura, e forte lavoro publico in ferri per lo spazio di dieci anni ».“ Neppure con le signore si usavano molti riguardi; si sindacava la