26 battaglie aperte in teatro, dove un partito cercava di soverchiare l’altro con applausi ed evviva, con sonetti, fiori e regali, col far illuminare a giorno la sala in onore del proprio idolo. Anche le signore vi prendevano parte, rompendo nel fervore il ventaglio, « disdicendo alla decenza del loro sesso, e alla delicatezza del loro temperamento, il battere le mani ».19 I segni d’approvazione o disapprovazione erano regolati dalle prescrizioni della polizia. « Se il lavoro piace, diceva un ordine pubblicato nel 1775, si deve approvare battendo le mani; se no, disapprovare col silenzio », e aggiungeva dhe coloro che avrebbero protestato contro lo spettacolo fischiando, pestando i piedi, picchiando contro le panche, sarebbero stati arrestati dalla guardia e puniti severamente.2“ C’erano anche prescrizioni per gli artisti, che limitavano i bis e i ringraziamenti. Gli abbonati si sentivano tanto più in casa loro, in quanto l’arredamento — specchi, mobili, tappeti, tende, ventole -— era di loro proprietà. L’amministrazione del teatro non provvedeva che alla pittura esteriore dei palchi. Nel 1782, il Monti fu il primo a mettere un tappeto di raso sul davanzale; uso veneziano che si diffuse subito. 11 palco del governatore, va da sè, era il più bello, dorato all’esterno, con tendine rosse e « braccialetti » di cristallo di Boemia. I mobili erano coperti di damasco ed ornati di frangie, il soffitto ben decorato. Scendiamo ora in platea, luogo popolare, un po’ meno del loggione (paradiso) tuttavia, perchè giù c’erano scanni a pagamento. Due Francesi, di passaggio per Trieste nel 1792 scrivevano nel loro giornale : « Le prix des places est de 36 kr. ou 3 liv. de Venise, pour être assis au parquet; mais l’on y est fort mal, parce que cette place étant la seule où l’on paye, toutes les classes du peuple s’y trouvent rassemblées; de plus on s’y tient debout si l’on veut, et l’on y garde son chapeau: il faut pourtant renoncer à être placé ailleurs, si l’on n’a pas quelque connoissance dans les loges ».21 Sembra che aggiungendo nuove file di scanni, non rimanesse poi più posto per stare in piedi, perchè nel 1797 il generale Desaix notava: « au parterre, on est toujours assis, et les bancs, pas levés »; egli pensava al Teatro di Udine, dove « le parterre a des bancs où l’on ne peut s’asseoir qu’en payant quelque chose, les sièges étant relevés et attachés ».22 « La platea non è scompartita, scrive un altro viaggiatore, ed è il luogo tenuto in minor conto; nessuna donna della classe colta lo frequenta, almeno ».2I