8 delle opere in Musica, per sostituirvi i gran Balli », essi venivano dati dai comici o dai ciarlatani di piazza.'4 Risorsero presto, trionfalmente, trasformati in opera buffa. Gl’intermezzi, dunque, come i balli, erano una specie di contorno al piatto forte dell’opera; a Trieste, per economia, si servì il contorno solamente. Nondimento si dovette dare grande importanza all’avvenimento, perchè si fece stampare il libretto a Venezia: il primo che si conosca del Teatro triestino.'0 Il titolo è La Contadina; lü la musica, andata perduta, è del Hasse, il quale fra il 1723 e il 1730 compose sette intermezzi per Napoli. L’intreccio non è davvero peregrino : è piuttosto un centone di spunti della vecchia commedia dell’arte. Il vecchio Tabarano è innamorato della bella Sintilla, che lo tiene a bada per spillargli « doble, oro, argento in quantità ». Ma Tabarano viene a sapere che l’infida vuol fuggire col denaro e coll’amante Lueindo, si traveste da corsaro turco e arresta la coppia. Lucindo, poco cavallerescamente, si mette in salvo e Sintilla si arrende a discrezione. Altre notizie di quel tempo mancano. Bisogna accontentarsi di ricordare il passaggio del futuro riformatore del teatro italiano : di Carlo Goldoni, allora diciannovenne. Suo padre, il dottor Giulio Gol-doni, era stato chiamato a curare il conte Francesco Antonio Lanthieri, gran capitano di Gorizia, e aveva condotto seco il figlio, che doveva conservare gradita memoria dei banchetti pantagruelici imbanditi nel castello di Vippaco.17 Accompagnato dal segretario del conte, andò a Lubiana, a Graz. « Nous traversâmes la Carinthie, nous vûmes Trieste, Port de mer considérable sur la mer Adriatique, de-là nous passâmes par Aquilea et par Gradisca, et nous nous rendîmes à Vipack ». Quel considérable riferito alla Trieste del 1726 è per lo meno molto ottimista; ma ai ricordi lontani si sovrapposero probabilmente quanto il Goldoni udì dire in seguito, a Venezia, del rivaleggiante Emporio.'8 I tentativi di Carlo VI di far risorgere la città erano incominciati, sì, ma con esito poco felice. Dopo molte incertezze, l’imperatore aveva proclamato la libertà dell’Adriatico ( 1717) e il Porto franco (1719), limitato però al mare ed ai magazzini di deposito (entrepôt); facilitazione insufficiente per distogliere i mercati da Venezia, che godeva secolare rinomanza di piazza commerciale. Nel 1729, il Consiglio di Vienna, prendendo a modello la famosa fiera di Si-