I DILETTANTI I filodrammatici non furono mai tanto in auge come nel secolo XVIII, in Italia e in Francia, specialmente. Il Bachaumont parla del « furore incredibile » di recitar la commedia, furore del quale si burla il poeta Piron nella sua famosa commedia, intitolata La Métromanie; n’erano affetti Maria Antonietta, il conte d’Artois, il duca d’Orléans, la Pompadour, lo stesso Voltaire.1 Nomi illustri troviamo anche in Italia nelle « compagnie di dilettanti signori »;2 e in queste recitavano pure il Goldoni, l’Alfieri, il Pindemonte. Rinomati erano il marchese Francesco Albergati Capacelli, che possedeva un teatrino privato a Zola e il conte Alessandro Pepoli, autore pur lui, compositore, attore, cantante e ballerino. A diffondere il dilettantismo valsero soprattutto le Accademie, che in numero stragrande andavano sorgendo dovunque, propagando la coltura e l’amore per l’arte e fondando teatri nei quali dapprima recitavano i soci, e che poi divennero teatri pubblici. Discendevano da quelle Società di Giovani, che avevano per scopo divertimenti ed esercizi cavallereschi, ma col mutar dei tempi, a poco a poco, avevano mutato indirizzo. Così la Compagnia della Calza, istituita a Capodistria nel 1478, ad imitazione dell’omonima compagnia veneziana, nella quale gli esercizi cavallereschi avevano preponderanza, ma che assunse in seguito un carattere sempre più spiccatamente letterario e che, mutando nomi, si perpetuò fino agli albori del secolo XIX. E quando la società celebrò, nel 1493, la nomina di Domenico Maripiero a pretore della città, fra le molteplici feste, vi furono anche rappresentazioni drammatiche.3 Vincenzo Scussa ricorda che verso il 1625 « si rinovò l’accademia di Trieste con titolo di Ricovrati ».■• Durò poco; forse si trasformò neH’Accademia degli Arrischiati, che esisteva ancora nel 1645. I dilettanti prendevano parte alle rappresentazioni sceniche date in occasione di pubblici festeggiamenti, e furono certamente essi, che il 12 febbraio 1684 recitarono nel Palazzo di Città, La Fiducia in Dio ovvero Vienna liberata dalle armi turchesche di Mons. Pietro Rossetti, precettore pubblico stipendiato dal comune.5 La rappresentazione richiedeva diciannove interlocutori, *4 paggi. cor' e balli ed è escluso che in quei calamitosi tempi il Comune potesse scritturare un numero così rilevante di comici.