102 cese venne nominato Maire del Comune di Trieste, e cessò in questa mansione nel 1813. + la notte fra il 24 e 25 Decembre 1824, d’anni 80. Il Maffei, ch’era rimasto vedovo nel 1771, dopo tre anni di matrimonio con la figlia del consigliere Giacomo Balletti, aveva sposato in seconde nozze Andriana Dolfin, figlia del patrizio Antonio Dolfin qm. Vincenzo (al Traghetto S. Toma) e di Francesca Maddalena Dona. Il Maffei s’innamorò della vezzosa Andriana durante un banchetto luculliano offerto dal N. H. Dolfin, allora podestà di Capodistria. Il romanzetto d’amore che si svolse « tra il profumo eccitante degli intingoli saturi di spezie formidabili e di dolci complicatissimi della tavola podestarile » è stato descritto in un componimento inedito, dedicato « All’Eccellenza del Signor Antonio Dolfin Podestà e Capitanio di Capo d’Istria - Per la magnifica Cena data dalla generosità di Sua Eccellenza nel Pubblico Teatro sfarzosamente addobbato - La Sera del Giovedì Grasso - Del Anno 1776 - Con successiva Festa di ballo in maschera - Poemetto del Signor Alessandro Gavardo qm. Giovanni, Patrizio Giusti nopolitano, fra gli Arcadi di Roma Assìgnico Idruntino, ed Accademico risorto, e Concorde ». Del poemetto, che arieggia qua e là Il Mattino pariniano e che si trova in possesso dell’avv. Giovanni Lonzar, scrisse il prof. Domenico Venturini sul Piccolo della Sera del 24 febbraio 1927 in un articolo intitolato Giovedì grasso a. Capodistria. 34 Gentile comunicazione del dr. Gugitz. 3i La vera costanza, opera giocosa in 3 atti di P. Anfossi, rappresentata per la prima volta a Roma al Teatro delle Dame, il 3 gennaio 1776, replicata a Bologna, al Marsigli Rossi (Cfr. G. Cosentino, 7/ Teatro Morsigli Rossi, pag. 154 e segg.) e a Venezia al S. Moisè come La pescatrice jedele, nell’autunno dello stesso anno. Fu intitolata anche nelle riprese: Le Astuzie Amorose, Il principe di Lagonero. Il testo viene attribuito generalmente a Francesco Put-tini, perchè un libretto dell’edizione al Teatro Interinale di Milano contiene una breve dedica da lui firmata; ma egli firmò le dediche di tutti i libretti delle opere eseguite nel detto teatro dall’autunno 1776 al carnevale 1778, come impresario. C. F. Pohl, nel suo studio Joseph Haydn, dice che il libretto in parola, musicato da questo maestro (Esterhaz, primavera 1779), indica come autori Francesco Puttini e il pittore teatrale Pietro Travaglia. “ « Nasce il dubbio, continua G. Cosentino (Il Teatro Marsigli Rossi, pagg. 155-156) che per questa scena non bastasse il palcoscenico del Morsigli, ad onta dello sfondo che in tali casi si otteneva protendendo il casotto attraverso l’Androna di S. Leonardo ». Il Kandler, nel suo articolo Del Teatro Grande di Trieste, ci fa sapere che altrettanto si usava anche qui « supplendo alla ri-strettezza della scena con luoghi annessi posticciamente sulla corte e sulla via ch’era delle carceri criminali ». (L’istria, anno I, n. 86-87, Pag- 34^)- 37 Si usava, e si abusava anche, dei bambini sulla scena per suscitare la commozione. « La sperienza ne ha detto che non giovano, ma nuocono all’intento », osservava l’estensore delle Notizie storico-critiche sul Fabbricatore Inglese (Il Teatro Moderno Applaudito, t. XXX pag. 65), nel qual dramma c’entrano due, che parlano. 38 Jarro, Storia Aneddotica dei Teatri Fiorentini, pagg. 17-18. 39 Memorie di C. Goldoni, Firenze 1907, v. II, pag. 76; era la compagnia