2l8 vano i titoli per dar una nuova vernice alle vecchie composizioni. « Numerose trasformazioni sceniche ebbe la commedia dell’abate Pietro Chiari, che ha per protagonista una vispa lavandaia. Nel febbraio del ’62 si rappresentava a Venezia un dramma giocoso del Galuppi, II marchese villano, ripreso a Vienna nel ’67. Tre anni dopo 11 marchese villano dello stesso Galuppi, e sempre in tre atti, appariva al Carignano di Torino coma la Lavandara, con arie mutate e strofe-diverse. Diventò poi il Matrimonio per inganno, nel ’7.1, con altri mutamenti del Galuppi, a Venezia ».50 Nell’autunno del 1776 « nel gran Teatro di Via della Pergola fu posto in scena il nuovo dramma giocoso intitolato il Marchese Villano, o sia la Lavandara Astuta posto in musica da diversi professori, e particolarmente dal Sig. Luigi Caruso maestro di Cappella Napoletano ».57 II Paisiello aveva musicato lui pure il libretto del Chiari, che rappresentato nel 1767 col titolo II Marchese Tulipano « rapì i Romani. Giammai eglino avevano inteso musica più spiritosa e originale » ;88 a Pietroburgo, lo rimaneggiò, cambiando il titolo in 11 Matrimonio inaspettato. Constava di due parti e di 22 o 23 scene; l’edizione triestina restrinse il testo ad un atto solo, diviso in 12 scene.59 E come farsa in un atto, con musica del Nasolini, ricomparve sulle scene del S. Benedetto di Venezia il 5 febbraio 1795.60 II Della Corte ricorda ancora un Marchese Giorgino, dramma giocoso per musica di Ageo Liteo, musica di Galuppi, in 3 atti con 8 personaggi. Ageo Liteo era il nome arcadico di Angelo Galuppi fratello del maestro. E’ da presumersi che il concorso del pubblico non sia stato sempre numeroso, dato il freddo eccezionale che in quell’anno aveva invaso l’Europa. Del mille settecento e ottanta otto, Nel mese appunto che l’anno finiva, S’incominciò a gellar al vintiotto, Continuando nel mese che seguiva Sino li dieci, che d’allor fu rotto Il passaggio dall’una all’altra riva, E affin che la memoria non sia spenta Ciascun successo qui si rappresenta. Questa ingenua leggenda si trova su di un quadro conservato nella galleria Querini-Stampalia di Venezia. Nella città di S. Marco la temperatura era scesa a 18 gradi sotto zero, mantenendovisi per