59 plica in data 18 : « i contratti sono già stipulati e non c’è più nulla da rimediare (zu redressieren) ». Il Pichler se ne lava le mani e lo consiglia di rivolgersi al ministro Chotek (25 agosto). Questi accordò i 700 ducati, ma di mala voglia : « visto che tali spese non si possono più convenevolmente evitare, non rimane altro... » scrive in data 3 settembre.’2 Un mese dopo giunge all’intendenza una missiva abbastanza imperiosa da parte della Commissione aulica, la quale chiede, categoricamente « se sia vero 0 no, che a Trieste si giuochi (d’azzardo) » notando che « Sua Maestà ha aggiunto: Voglio assolutamente che sia abolito » (15 ottobre). L’Intendenza che pare non abbia la coscienza completamente tranquilla risponde evasivamente, squsanqosi, assicurando che nulla le consta; forse si giuoca di nascosto, o sui bastimenti; e domanda da qual parte sia venuta la denunzia (26 ottobre). Ma è un falso allarme. Una nota della Commissione ci fa sapere che nessuno aveva mosso una denunzia : bensì un tale Affligio s’era offerto di assumere il teatro di Trieste assieme all’appalto del giuoco. Su di ciò era stata fatta l’inchiesta, non essendo tollerato più il giuoco in nessun luogo.13 Il conte Affligio merita bene una parentesi. Il Casanova,1'1 lo incontrò a Pesaro nel campo gallo-ispano, circa nel marzo del 1745; era noto sotto il nome di Beppe il cadetto e come un Grec (baro). Il suo collega veneziano ne tracciò la biografia in poche righe « ...à son accent je le reconnus pour Napolitain... J’ai revu le même individu neuf ans après, à Vienne, capitaine au service de Marie Thérèse; il s’appelait alors d’Afflisso. Dix ans plus tard, je l’ai vu colonel, et quelque temps après millionaire; mais enfin il y a treize ou quatorze ans je l’ai vu aux galères ». In grazia alla protezione del principe di Hildburghausen, l’Affligio era riuscito ad ottenere l’impresa dei teatri di Corte dal 16 maggio 1767 alla quaresima del 1779, per strana coincidenza, proprio l’anno in cui venne mandato come falsario, sulle galere a Livorno. Con singolare audacia egli aveva assunto l’impegno di dare commedie tedesche e francesi ed opere italiane. La speculazione non andò troppo bene all’inizio, sia causa le replicate chiusure dei teatri per lutti della famiglia imperiale, sia perchè questa nulla pagava e di più metteva a carico dell’impresario spese che avrebbero dovuto andare a carico della Corte. Di ciò si lagna l’Affligio proprio nell’ottobre 1767.ls E’ chiaro dunque che l’Affligio sperava di ri-