33 quella Dominante per una quindicina d’anni, segno che vi aveva trovato una simpatica accoglienza. Anche Giuseppe Guadagni vi aveva cantato diverse volte e spesso vi aveva ballato Vincenzo Colli, bolognese.5 In data i° marzo comparve un manifesto con le norme « dalla Sovrana Corte determinate, toccanti la proibizione in certi giorni e tempi dell’anno delli publici spettacoli ed accademie musicali, solite a prodursi mediante il congruo pagamento ».6 Proibizione di carattere religioso, perdhè allora il teatro era regolato, si può dire, dai precetti della Chiesa. Vediamo Venezia, che in materia teatrale, come in tante altre, servì di modello a Trieste: la stagione autunnale cominciava ai primi d’ottobre e durava fino alla metà di dicembre. Durante la novena di Natale e nel dì di Natale non c’erano spettacoli. Coi giorno di S. Stefano (26 dicembre) principiava la stagione di carnovale o d’inverno, che si chiudeva col martedì grasso. In tutta l’Italia i teatri rimanevano chiusi il venerdì, il giorno della Circoncisione, vigilia e festa della Purificazione ed altre feste di precetto. Verso la fine del Settecento, l’uso di non dar spettacoli di venerdì cadde un po’ alla volta, ma rimase per più d’un secolo ancora per l’opera. Nel carnevale del 1753 si rappresentò Le Virtuose ridicole1753 dramma giocoso del Goldoni, musica del Buranello. La burletta, come si diceva, era stata data l’anno precedente al S. Samuele di Venezia:8 l’uso di trasportare sulle scene triestine le opere che avevano superato vittoriosamente il fuoco della ribalta nella città sorella, si mantenne poi a lungo. Ritroviamo Vincenzo Colli, l’ultimo nominato nella stagione passata, avanzato coreografo e primo ballerino. Vero è, che gli esecutori non dovevano essere questa volta di primissimo ordine, perchè non hanno lasciato memoria di sè. Comunque sia, Trieste aveva ormai la sua stagione l’opera e ballo di carnevale. Forte di ciò, chiese al Consiglio una maggior libertà riguardo gli spettacoli, balli e giuochi d’azzardo, quale veniva concessa ad altri luoghi.9 L’Imperatrice stessa rispose all’intendenza: era troppo religiosa per lasciare ad altri decisioni tanto delicate. Con uno scritto, datato 6 giugno 1753, stabilì che dalla festa dei Tre Re fino al mercoledì delle Ceneri* il carnevale poteva durare tutti i dì, eccettuati il venerdì e il sabato, fino alle 4 ore del mattino; il venerdì grasso soltanto fino alle 11 ore di notte. Permessi erano i balli mascherati, non già le 4. - Curici