1771 1772 64 ma non dava tanta importanza agli spettacoli drammatici da ritener che valesse la pena di nominare attori o capocomico. Nell’autunno venne dato il dramma giocoso II Cavaliere della Piuma 31 ch’è poi La cameriera spiritosa del Goldoni. Quasi tutti i virtuosi avevano cantato negli ultimi anni a Venezia. Nella stessa stagione, dovrebbe esser stato rappresentato Amor fra l’armi, che G. e C. Sai violi 32 sembrano creder dato per la prima volta a Trieste; ma la burletta aveva già affrontato il fuoco della ribalta due anni prima.33 Qui s’apre una lacuna d’un anno: all’infuori d’una recita di dilettanti nessun ricordo ci resta del 1771. L’anno seguente portò come strenna un decreto, dettato dalla religiosità intransigente di Maria Teresa, col quale si ricordava ai Triestini il dovere di santificare le feste. « Gli spettacoli non princi-pieranno nei giorni di festa e di domenica, prima delle ore sette; nè si apriranno i caffè e le osterie dalle ore 9 della mattina sino alle 4 della sera. In questo tempo non sarà permesso il giuoco, la musica, ed il passeggio in carrozza » (3 gennaio).34 I Triestini, invece di esser grati aH’Imperatrice che pensava alla salute loro, trovarono invece che a poco a poco si voleva tutto diriger da Vienna e governo e amministrazione, vita pubblica e privata; e dai decreti che seguirono si vede quanto poco fossero disposti a sottomettersi ad una tutela. Ma l’imperatrice era tenace nelle sue idee e continuò ad emanare prescrizioni e decreti. Alla prima, seguì già al 15 gennaio una seconda risoluzione, che proibiva « le sagre, fiere e mercati dinanzi alle Chiese nel giorno festivo di suo titolo, com’era d’antica usanza nel territorio e città ».35 Figurarsi con quanto entusiasmo sarà stata accolta anche questa! Il 20 giugno essa si rivolse al clero, con la raccomandazione di far comprendere al popolo, alla predica e alla dottrina, che si profanavano le feste, lavorando o vendendo merci e che i trasgressori sarebbero stati puniti con multe e arresto.36 Ma una minaccia ben più grave pendeva sul Teatro di S. Pietro: un anonimo, in una lettera piena di sgrammaticature e di svolazzi aveva consigliato il Governo di risparmiare la dote concessa cinque anni innanzi : « Per il Teatro di Trieste non occorre che la corte spenda per l’avvenire : tiene sufficenti fondi p. luochi pij ? loro lo saprano. Li fondi p. altro del puro e solo Teatro sufficenti sono