107 primo Innamorato, elegante e fecondo improvvisatore, si affidava a lui l’annuncio delle commedie da rappresentarsi; bel parlatore anche nella vita privata, e grazie a tal virtù, « il rame in galloni tessuto, oro, ed argento diventa; i zargoni, pietre di poco conto, cangiansi in brillanti di pregio, e vendendo, o impegnando queste sue merci, al suo bisogno provede » : bisogno perenne, perchè il Majanino era prodigo, dissipatore e giuocatore per la pelle.7 Domenico Lucchesi, Romano, ch’era già da quattr’anni col Medebach, zelante nella sua parte d’innamorato e di spirito pronto nella recitazione estemporanea.” Girolamo Brandi, s’impiegava solamente ne’ caratteri gravi di Padri, e di Tiranni, ed anche talvolta in qualche parte faceta. Era Vicentino e si chiamava veramente del Carcano; « sofferendo da’ suoi Parenti la privazione de’ proprj averi non senza qualche ingiustizia », s’era dato all’arte scenica, che poi abbandonò — verso il 1780 — quando vinse la lite.” Antonio Pellandi, figlio di Giuseppe, recitava da Innamorato « con qualdhe lode » ed egualmente il Fiorentino Gaspare Dori, del quale è lodato il buon gusto di recitare.10 Prima Donna era Elisabetta Martorini « molto commendabile nelle parti tenere, ed amorose, mostrando coll’espressione della voce gl’interni affetti dell’anima »; il Bartoli la loda inoltre perchè « fornita di bellezza, e di grazia, ella ha saputo schernirsi dall’insidie del Secolo »." Elisabetta Borghieri, moglie di Claudio, esprimeva il carattere della Serva con prontezza e vivacità.12 Le Maschere erano rappresentate dai seguenti: Alvise Bissoni, Veneziano, era, Pantalone avendo « molta naturale disposizione per questo personaggio »; Dottore, Claudio Borghieri, Bolognese, che rappresentava con spirito la maschera; e un lepido Arlecchino era Giuseppe Pellandi,1“ socio del Medebach e accorto amministratore della compagnia. C’erano infine due ballerini : Giovanni Padoani (che potrebbe esser quel Padovan, Padoani o Padovani che per l’Ascensione del 1763 ballò al S. Salvatore di Venezia e dal 1764 al 1766 a Trieste) e Vittoria Majani. Al suo ritorno a Trieste, il conte de Zinzendorf avrà trovato un ordine dell’Imperatrice, a lui personalmente diretto, nel quale gli s’ingiungeva di non permettere nè a cristiani, nè ad ebrei rapporti equivoci con gente di teatro." Qualche anima buona e zelante si era forse fatto un merito d’informare l’intransigente Maria Teresa delle visite allegre che Sua Eccellenza accoglieva nel suo palchetto? Ad ogni buon conto, il Governatore guardò — almeno per