392 Nell’estate del 1781 vi fu « il proggetto di giubilare quasi tutti i Cantori, mantenuti da questa Cassa Civica », pensionandoli, e di salariarne de’ nuovi i'- quali cantar possano tanto in Chiesa che in Teatro in caso di bisogno ». 5 La cappella civica fu il nucleo dal quale uscì l’orchestra del Teatro, arricchendosi sempre più di elementi pregevolissimi, fino a formare un assieme di nomi, quale oggi nessun teatro potrebbe vantare. La gran rinomanza dell’intero corpo orchestrale, formato per la maggior parte da compositori, era volata perfino in Germania, paese musicofilo per eccellenza e i viaggiatori venivano a Trieste col desiderio di ascoltarlo.6 « Nel Casino di Trieste dassi settimanalmente un’Accademia per lo più ¡strumentale, e qualche volta vocale, — fa notare l’Osservatore — formata da’ Professori di musica ¡strumentale addetti a questo Ces. Reg. Teatro, i quali, per supplire alle spese occorrenti, ricevono da un numero di associati fni due per ogni mese. I pezzi di musica che vi si producono sono de’ più moderni e scelti autori, v. g. de Haiden, Borghi, Pleil (sic), Ditters, ecc., oltre molti altri che sono parto della fervida fantasia del sig. Sebastiano Nasolini Maestro di questa Cappella e Teatro, non meno che del sig. Giuseppe Scaramella che n’è il Primo Violino. Il credito in cui sono i detti due soggetti, ugualmente che i celebri sig. Domenico Scolari imo Oboe, e sig. Francesco Schmòlz detto Franzolino imo Corno da Caccia, non è inferiore alla reputazione che si sono i medesimi acquistata nelle principali città dell’Europa ove sono stati personalmente conosciuti ».7 La guerra, l’instabilità dei governi, il disagio economico, apportarono fieri colpi a questa gloriosa istituzione cittadina. Un’informazione del 1816 diceva : « L’eccellenza degli artisti che un tempo formavano l’orchestra triestina aveva conferito a questa la massima fama. La morte e la rinunzia di parecchi di loro sotto il governo francese, e più ancora i miseri stipendi degli artisti rimasti, trasse seco un decadimento quasi completo dell’orchestra ».* A dimostrare che gli elogi non erano immeritati, varranno i seguenti cenni biografici: Arcari Gio. Battista. - Secondo il Tamaro (Storia di Trieste, voi. II, pag. 219) era organista di S. Giusto dal 1765. Egli abitava in casa Giovalti n. 720 (Schematismus, 1777), assieme a Fortunato Arcari, suo figlio apparentemente, il quale già nel 1776 fa parte pure della Cappella Civica (Elenco cit. dal de Jenner) e vi è ancora nel 1782 (Schematismus, 1782). E il quinto sul- l'Elenco, ciò che fa pensare che suonasse il violoncello, posto che il sesto era Domenico Barbieri, contrabasso. Le sue condizioni non dovevano essere ' brillanti, come possiamo immaginare da un appunto del conte Zinzendorf: «22. Janvier 1777. Une petite fille du maitre de chapelle Arcarj vint me demander l’aumone pour ses parents ». Da un anno almeno era stato nominato maestro di cappella (Elenco del Jenner). Non recando i libretti d’opera anteriori alla quaresima del 1786 alcuna indicazione sul complesso orchestrale, non posso precisare da quando l’Arcari sedesse al cembalo al S. Pietro. Che abbia esordito nella primavera del 1774... cantando una parte buffa? Certo rimase al S. Pietro come maestro al cembalo fino al 1787, anno in cui gli successe il Nasolini. L’Arcari morì il 2 dicembre 1798, sessantenne, nella casa C. n. N. 633 (L’Osservatore Triest., Append., n. 104 del 9 dicembre 1796, pag. 1897). Fu