T]1 progetto insorse risolutamente Mons. Sigismondo conte de Hohen-wart, dal 12 settembre 1791 vescovo di Trieste,4 facendosi forte del decreto che durante il periodo d’astinenza tutti gli spettacoli, le musiche e i balli dovevano essere sospesi e sostenendo di non poter trovare nel Consiglio vescovile un decreto più recente riguardante il prolungamento, interruzione o abolizione di quella legge. Tanto più, scriveva in data del 9 febbraio, « che la massa stessa, la quale anche senza di ciò poco s’interessa agli spettacoli, persino molti non cattolici, vede e sopporta riluttante, indignata e scandalizzata il traviamento e la rilassatezza dell’antica disciplina della Chiesa cattolica a tal riguardo ». Era un’accusa d’irreligiosità : ma anche questa volta il colpo fu parato. Il verbale della seduta dice, oggettivamente : « Convien lasciar da parte questa rimostranza, riguardante semplice materia di polizia, tanto più che dalla Direzione Teatrale non sono state accordate che ancora sole cinque rappresentazioni dell’opere buffe date finora, e precisamente con l’omissione dei balli e di alcune arie burlesche, in luogo delle Accademie promesse ai cantanti, ma meno gradite dal pubblico, e che qui in Trieste non solo dal 1783 era stata concessa la esecuzione di opere serie (come avviene in Milano ed altri capoluoghi di provincia pure nella corrente quaresima, fin anco con balletti), che ora S. M. con supremo consenso à accordato notoriamente durante la quaresima anche altri divertimenti popolari, i quali esercitano certamente un attrattiva, specialmente in un Portofranco ripieno di gente di nazioni e religioni diverse, e che seguirono in realtà più volte in presenza di altissimi personaggi, ma anche perchè la concessione relativa fu confermata da una determinazione sovrana che dichiarava decaduta la rimostranza del precedente sig. Ordinario nell’anno 1790 ».5 Evidentemente si voleva salvaguardare il privilegio, sebbene non si avesse alcuna intenzione di valersene, almeno per allora. In data i° febbraio 1793, il consigliere Roth, quale referendario, sottoponeva all’imperatore l’intenzione della Direzione Teatrale di mutare il piano degli spettacoli. Essa si proponeva di « trasportare l’opera seria alla stagione d’autunno, perchè l’esperienza insegna che il pubblico, durante la quaresima e dopo la Pasqua, frequenta ogni anno meno il teatro; mentre in autunno, essendo più lunghe le notti e il tempo meno mutevole, il teatro potrebbe esser frequentato tanto