J59 Per maggior disgrazia, il Sacchi cadde gravemente ammalato. Sembra che un suo rivale, impaziente di vedersi liberato d’un concorrente ancora pericoloso, mostrasse troppa fretta di annunziare la morte del primo Truffaldino dell’Arte; ma venne smentito da un opuscoletto, ora rarissimo, scoperto nella bottega d’un antiquario dal compianto « goldonista » Cesare Musatti. Il titolo è il seguente: « Raccolta / di varj sonetti / fatti da diversi comici / sulla supposta morte / del Signor / Antonio Sacco / e sul disinganno della medesima. In Treviso, MDCCLXXXIII, presso Giulio Trento ». I sonetti, che sono quattordici, furono scritti, come sta indicato, da: Alessandro Riva Comico, Pietro Andolfati Comico, Vincenzo Sorra Comico, Atanasio Zannoni Comico, Adelfonso Zannoni Comico, Teresa Zannoni Comica. Dell’ultimo sonetto soltanto non è nominato l'autore. Riporto due sonetti, perchè uno riguarda il Sacco, l’altro il medico curante. Il primo è del cognato del Sacchi, Atanasio Zannoni. E’ vivo, è vivo, non è morto il Sacco, E calza ancora l’italiano socco, Di bei motti e facezie ha pieno un sacco; Chè vi vuol sale per far ben da sciocco. Il volle morto un malizioso Allocco, Che lo segue, com’uom ch’è sempre stracco; Ma il tempo già depose il fatai stocco E di vita gli diè lungo Almanacco. Talìa si veste in gala, e il bruno lucco Lascia per chi nell’arte è un nulla, è un stecco, Che non vuol frutti che non abbian succo. Se quel che invidia il Sacco sia poi becco Noi so; so ben ch’ha ceffo di Calmucco E in su le scene è sempre arido e secco. A chi allude lo Zannoni? Credo a Giuseppe Pellandi che spingeva la concorrenza fino nell’avere lo stesso repertorio e nel recitare ie stesse parti del Sacco.3" II secondo sonetto è di Vincenzo Sorra: Nella Malattia sofferta dal Sig. Antonio Sacco in Trieste Il Sacco per te spira aura di vita Per te l’itale scene ancor passeggia; Tu sol fai che Venezia anco il riveggia Là dove a dilettar lui solo invita.37