*39 mica assai giovane, che fiorisce in questi giorni, e dhe può occupare un degno posto in mezzo alle buone attrici »,57 come dice il solito informatore. E se il Bartoli li ritenne degni d’esser tramandati alla storia, bisogna convenire che quella compagnia vagante vantava un eccellente complesso d’attori. Il repertorio comprendeva tutti i generi della drammatica, dal grottesco al tragico.58 Il 5 agosto vi fu « Concert de mandoline au thèatre. Le Sr. Gervasio en toucha à merveille, sa femme chanta mediocrement bien ».59 Una « troupe volante » venuta da Capo d’Istria rappresentò il 27 settembre L’Italiana in Londra/° ma può aver dato poche rappresentazioni, perchè il i° ottobre arrivò la compagnia di Luigi Perelli. I capocomici andarono subito ad ossequiare il Governatore. L’elenco dei comici è stato ricostrutto dal Brunelli, con la scorta di due note di attori, spedite dal Perelli stesso al Teatro Nuovo di Padova nel febbraio del 1781, e del provvidenziale Bartoli.81 Primo uomo era Francesco d’Este, « d’origine Padovana, e nato da civili parenti »... « Comico di merito, e non punto inferiore a tutti quelli, con i quali trovasi presentemente in società vincolato ». Da Innamorato faceva Antonio Goldoni, figlio del cassiere del Lotto in Modena, il quale trovando troppo ristretto il palcoscenico degli Accademici, s’era scritturato col Perelli, « riuscendovi sufficientemente, e nelle Commedie premeditate, ed in quelle all’improvviso ». Fra 15 anni lo rivedremo a Trieste, capocomico. Altro Innamorato era Pietro Rinaldi, di nobile famiglia veronese che s’era posto a far il comico « per rimedio à suoi danni cagionatigli dalla Sorte ».62 Questi giudizi sono freschi freschi... d’allora, perchè Francesco Bartoli si trovava anche lui in compagnia Perelli e stava appunto compilando le tanto citate Notizie istoriche, che dovevano meritargli il nome di Plutarco de’ comici.™ E’ tempo ormai di dire due parole di lui. Francesco Bartoli, nato a Bologna il 2 dicembre 1745, aveva cominciato col fare l’intagliatore in legno, poi il libraio, contraendo la febbre della bibliofilìa e quella, più pericolosa, del teatro. Dopo esser stato qualche tempo in compagnie « castelleggianti » entrò in quella di Pietro Rossi, dove ebbe la disgrazia d’innamorarsi di una comica, e la dabbenaggine di sposarla. E quando si sarà detto che la bella — che non era neppur bella — si chiamava Teodora Ricci, non occorrerà aggiungere altro: ne hanno detto già abbastanza di lei i