247 tando, partì. Ma tutto il male non vien per nuocere e il nostro abate, raccomandato dal Mazzola andò a Vienna, dove ebbe la fortuna di diventare poeta de’ teatri imperiali con 1200 fiorini di stipendio. Ma le sue cabale, i suoi litigi con i direttori degli spettacoli e da ultimo un libello scritto contro l’imperatore avevano finito col metterlo in condizione sì spinosa, che, per sottrarsi alle ricerdhe della polizia, s’era « sollecitamente » recato a Trieste. Qui sperava di potersi scolpare dinanzi a Leopoldo II, che in quei giorni appunto doveva passare per la nostra città, tornando da Firenze. L’avventuroso abate trovò — benché in disgrazia presso il sovrano — benevola accoglienza da parte del conte Brigido e del baron Pittoni.26 « Alle ore 2 1/2 dopo la mezzanotte, tra il dì 10 e 11, arrivò felicemente la M. S. co’ due Reali Arciduchi Carlo, e Leopoldo Palatino »; scesero alla Locanda Grande. Alla sera alle ore 81/2 l’imperatore e il suo seguito, accompagnati dal Governatore e dal conte Raimondo Thurn-Hoffer , supremo Capitano di Gorizia, si recarono a Teatro, « ove rappresentavasi l’Opera buffa intitolata lo Studente Bizzarro, a cui per tale combinazione, concorse molto numero di Spettatori ».27 Fra questi v’era anche l’abate. L’Imperatore lo vide, e disse al Pittoni che non conveniva tollerare un briccone da lui cacciato da Vienna. Il giorno dopo, però, acconsentì a riceverlo, forse dietro intercessione del conte Brigido. Leopoldo II sarebbe rimasto convinto dell’innocenza del Da Ponte, se a questi si vuol prestar fede. Ma come crederlo, se non gli fu tolto il divieto di tornare a Vienna? Furono sospesi soltanto « i rigori di polizia ». Come credere che abbia rifiutato un risarcimento offertogli dall’imperatore? In quel momento il Da Ponte affogava nella tradizionale miseria del « poeta disperato ». Oltre alla propria, egli doveva pensare a tre altre bocche fameliche, come scrive. Aggiungiamo che oltre a due bocche fraterne, c’era quella « molto vezzosa » della Andriana Gabrielli Del Bene, che finì col piantare il suo adoratore, non abituata a mangiare il pane senza companatico.28 Lasciamo per ora il Da Ponte e torniamo alla stagione estiva. « Il sig. Giuseppe Cavedaschi Impresario di questo Ces. Reg. Teatro, sempre intento a ben servire questo Rispettabile Publico, non à risparmiato spesa veruna per procurare di provvedere una Prima Buffa nel secondo dramma giocoso da esso fatto rappresentare in questo Teatro, la quale potesse ottenere il publico compatimento, come infatti lo ritrovò nella persona della rinomata