444 1796, t. I): è un’interpolazione dei comici. Nell’originale (atto V, se. Vili), il conte di Clarendon, il quale con un finto matrimonio ha ingannato Eugenia, dice: « ...son corso a gettarmi ai piedi del mio zio, gli confessai sinceramente tutti i miei tradimenti. ...La mia disperazione, il mio pianto, l’onor mio, l’onor vostro, l’onore della mia famiglia lo hanno fatto acconsentire alla mia unione con voi; egli stesso sarebbe qui venuto ad annunziarvelo, ma (convien dirlo) egli ha temuto ch’io non potessi mai ottenere il vostro perdono » (vedi 12 ottobre 1776). C. Gozzi cita anche questo dramma come rappresentato dalla Compagnia Sacco « con sommo applauso» (Opere, ed. Zanardi, t. V, pag. 12). 5 aprile. - « Un impromptu qui ressemble aux fourberies de Scapiti. Brighella trouva Tartaglia et celui qui veut epouser sa fille. Ce rôle de Tart: plait et toute la troupe est si proprement mise ». La rassomiglianza è facilmente spiegabile: i figli ricordano i genitori. Les fourberies de Scapin del Molière è un’elaborazione di un antico scenario di Flaminio Scala, intitolato 11 Capitano, che diede pure origine al canovaccio in 3 atti del Romagnesi, rappresentata a Parigi il 15 luglio 1741 (Hist. du Théâtre Ital., t. VI, pag. 426). Il Gigli, a sua volta, imitò il Molière ne Le furberie di Scappino, ma esagerando le tinte e facendo di « Scappino » un mariuolo senza spirito e senza grazia (C. Levi, La maschera di Scapino ne La Lettura del 10 ottobre 1925, pag. 748). 6 aprile. - « Amalia e Valcour. Elle aime Ter ville et hait Tyburn qui l’aime avec Frenesie, qui à la fin est tué par Terville lequel se trouve être frère d’Amélie ». L’abate Willi tolse l’argomento della sua commedia lagrimosa e declamatoria Amalia e Valcourt ovvero II Calunniatore punito da una novella dell’abate Altanesi (Cfr. Opere teatrali, t. IV, parte V). 8 aprile. - « On joua Zane ». E’ la famosa tragedia del Voltaire, scritta in 22 giorni per compiacere alcune dame che desideravano un lavoro tragico, dove c’entrasse l’amore. La tragedia fu tradotta in prosa e in versi una decina di volte in quel secolo e parecchie volte ancora nel seguente. La più fortunata fu quella di Gaspare Gozzi; la lodò il Lessing, disapprovando però la tirata « piena d’esclamazioni, piena di piagnistei e di disperazione » posta in bocca ad Orosmane morente (Hamburgische Dramaturgie, 23 giugno 1767; cfr. A. Zardo, Teatro veneziano, Bologna, 1925, pag. 36). 9 aprile. ■ « H arlequin innocent, presenté par le Docteur et par Tartaglia, jetté dans la mer, avalé par une baleine, délivré par une fée, declaré innocent premièrement par le Prince et à la fin par l’apparition de la fée » (vedi 3 dicembre 1776). 10 aprile. - « La Rosalie de l’Abbé Villi pièce larmoyante qui fut bien jouée (vedi 15 giugno 1778). 18 aprile. - « Au spectacle. Il était assez ennuyeux, la fille de Pantalon aimée par Florindo qui la croit morte ». E’ Le Mariage entre les Vivans et les Morts, canovaccio italiano in 3 atti, rappresentato a Parigi il 26 gennaio 1722. Pantalone, che vorrebbe unire suo figlio Lelio a Flaminia, figlia del Dottore, nasconde la pupilla Silvia, della quale il giovane è innamorato. Arlecchino e Scapino spargono la voce che Silvia si è uccisa. Dopo le solite complicazioni, tutto si spiega, tutto si regola e tutto finisce bene (Hist. du Théâtre Ital., t. II, pag. 75).