L’ORCHESTRA Fino da tempi remoti la musica ebbe appassionati cultori a Trieste. Nei più antichi registri de’ Camerari che ci siano stati conservati, si notano le spese fatte per i suonatori nelle feste di S. Servolo, di S. Sergio, di S. Giusto, di S. Lazzaro, di Sant’Apollinare, cioè degli antichi patroni della città e per la vigilia della festa del Corpo di Cristo. Questi suonatori, detti istriones, jocula-tores, zugulares, pifarii, fistulatores, tubiatores o, genericamente, sonatores, erano di solito di Trieste, ma venivano assunti anche forestieri. Fino al 1365 non avevano stipendio certo; talvolta si dava loro soltanto guanti e vino. La solita paga era di 2 soldi grossi a testa, ma nel 1366 il Comune prese ai suoi stipendi tre zugulatores, ciascuno de’ quali aveva 8 lire di salario per quadrimestre.1 Nè l’arte corale, così pregiata nel medioevo, andava trascurata: si sa di un Bernardo d’Ivrea « maestro de’ cantori », che viveva a Trieste intorno al 1323. « Nel 1560 sembra apparisca per la prima volta un maestro di cappella in duomo, stipendiato dal Comune: si chiamava Bartolomeo Rovere da Asti e ebbe più tardi come organista Giulio Cachino. Aveva anche l’incarico dell’insegnamento della musica e del canto ai giovani e una gratificazione speciale, perchè mettesse « diligentia nell'exercitar li cantori ». Sedici anni più tardi gli successe Cileo Cosentino da Lucca, dopo del quale diressero la cappella nel 1591 pre’ Michele Passera, triestino, quattro anni appresso fra Matteo Marcolin, veneto, e nel 1596 di nuovo il Passera, morto nel 1601 ».2 Altri maestri di cappella furono: Claudio Cochi (verso il 1630), pre’ Aurelio Mez-zerich (1648), Giammaria Babich (1653-1691). Nel 1680 si pagavano i musici di cappella 357 lire; alla fine del secolo, il duomo di S. Giusto aveva i suoi suonatori. Nei registri àeWEntrata, et Uscita del 1727, è nominato il R.do Rocco Pasqualato, organista, che nel 1736 salì al grado di Maestro di Cappella, senza riflesso però alla sua paga di L. 130. Con lui si menzionano tre musici, un oboista e tre violinisti, questi però non contemporaneamente: anzi, dal Libro de’ Salariati del 1736 sembrerebbe che non ci fossero stati che due violini.3 Nel 1760 il numero era cresciuto: i musici erano quattro, altrettanti i violini, che nel 1776 si trovano raddoppiati; i cantanti sono invece solo due tenori ed un basso e così rimangono anche in seguito. L’anno dopo, i violini sono cinque e nel 1782, sette.4